L’ultima giravolta di Salvini che si fa mandare a giudizio pure dai suoi. Gregoretti amara per il leader della Lega

Tutto come da copione, per la vicenda della nave militare Gregoretti, Matteo Salvini andrà a processo. L’aula del Senato ha infatti accolto ieri la richiesta di autorizzazione a procedere del Tribunale dei ministri, bocciando l’ordine del giorno presentato da Forza Italia e Fratelli d’Italia con cui si chiedeva di dire no al processo all’ex ministro dell’Interno ribaltando il verdetto della Giunta delle immunità. La Lega, come previsto, non ha partecipato al voto uscendo dall’aula di palazzo Madama mentre i voti favorevoli sono arrivati dal Movimento 5 Stelle, Pd LeU e Italia Viva, anche se Matteo Renzi, pur votando sì, ha voluto in un certo senso tenere una linea “garantista” e sulla colpevolezza di Salvini ha commentato: “Valuteranno i magistrati se è reato”.

Come annunciato, in aula, nessun dietrofront da parte del leader della Lega, la sua linea è rimasta quella di non opporsi al processo, nonostante i consigli della senatrice e avvocato Giulia Bongiorno. Per usare le parole dello stesso Salvini, “è un testone” e si è detto “stufo di impegnare quest’aula con il caso Diciotti, Gregoretti, Open arms e chissà quanti altri ne arriveranno”. E ancora: “Chiariamo una volta per tutti davanti al giudice se ho fatto il mio dovere o sono un sequestratore”. Alea iacta est, che processo sia “a testa alta e con la coscienza pulita di chi ha difeso la sua terra e la sua gente”, perché “La difesa della patria è un sacro dovere, ritengo di aver difeso la mia patria, non chiedo un premio per questo”.

L’ex ministro sostiene dunque di aver agito per ragion di Stato, del resto proprio la sussistenza “di un preminente interesse pubblico” era l’oggetto della decisione dell’aula. Nella sua arringa non mancano le accuse al Governo “Sono sei mesi che litigate su tutto ma siete uniti da Salvini è cattivo” e battute tranchant rivolte agli ex alleati Luigi Di Maio e Danilo Toninelli: “O c’erano ed erano d’accordo o c’erano e non hanno capito, che forse è più grave”.

Nel mirino del Capitano finisce anche l’attuale titolare del Viminale, Luciana Lamorgese, che avrebbe “protratto di uno, due, diversi giorni alcuni sbarchi in attesa delle redistribuzioni. Questa indagine parte da un esposto di Legambiente Sicilia. Allora, se ci sarà un’associazione che riterrà che l’attuale governo si stia comportando nella stessa maniera, ahimè per voi ci troveremo a processare un membro dell’attuale governo. Ma io credo che gli avversari si battono, in democrazia, alle urne e non nelle aule dei tribunali”. Il riferimento è ovviamente ai partiti di maggioranza che avrebbero, secondo Salvini, deciso di mandarlo davanti ai giudici per “eliminare” un avversario scomodo attraverso la via giudiziaria, non a caso ha parlato di “aggressione politica”, sentendosi una “cavia” e dicendo di volersi sottoporre alla giustizia per provare la sua innocenza.

Ostentando comunque una certa sicurezza sull’esito della vicenda: “Sono convinto che la fine sarà l’archiviazione. Chi vota oggi pensando di vincere sarà sconfitto dalla storia. E ha chiuso il suo intervento a Palazzo madama citando Indro Montanelli: “Orgoglioso di essere diverso”. In ogni caso adesso il fascicolo d’indagine tornerà nelle mani del giudice per le indagini preliminari di Catania, che dovrà decidere se rinviare a giudizio l’ex ministro. Da questo momento in poi, per il caso Gregoretti, Matteo Salvini, per la magistratura italiana, è un comune cittadino.