Un fantasma al Viminale. Qui il ministro è davvero solo

di Filippo Conti

La retromarcia di Giuseppe Procaccini non placa il malumore che in queste ore si respira al Viminale. L’ex capo di gabinetto, la cui testa è saltata insieme a quella di Alessandro Valeri, si è in parte rimangiato quello che aveva dichiarato ai giornali, ovvero che “il ministro era stato informato dell’incontro con l’ambasciatore del Kazakistan, anzi è stato proprio lui a mandarmelo”. “Non c’è nessuna contraddizione, io mi riconosco in pieno nelle parole del ministro”, ha detto ieri Procaccini. “Mi dispiace che alcune ricostruzioni tendano a mettermi in contraddizione con quanto sempre detto dal ministro Alfano, con il quale non c’è alcuna differenza di visione. La sua ricostruzione è coincidente con la mia”, aggiunge l’ex vice capo di gabinetto. Che racconta di aver parlato coi giornalisti prima della relazione di Alfano in Parlamento. Le due versioni, però, sono assolutamente distanti. E il sospetto è che a Procaccini sia giunta una telefonata per invitarlo a non contrapporsi alla versione del ministro. Ma alla cronaca di giornata si aggiungono anche le parole del capo della polizia. “Ma perché io non so? Questa è la domanda che Alfano mi ha rivolto e non ho saputo cosa rispondergli”, sostiene Alessandro Pansa. Il quale anche ieri ha dato una mano al ministro sostenendo che “l’invasività dei diplomatici kazaki non è stata ben gestita dai vertici del dipartimento di pubblica sicurezza”. Confermando inoltre che “i ministri Alfano e Bonino non sono stati informati dell’espulsione di Alma Shalabayeva e di sua figlia Alua prima del primo di giugno”. La vicenda, però, è destinata a lasciare strascichi. Dentro e fuori il Viminale. Il rischio è che ora Alfano diventi un ministro dimezzato. Questo pasticcio, infatti, oltre a fargli perdere credibilità politica, ha creato una frattura nel rapporto di fiducia tra il ministro e i suoi collaboratori. tutti contro il capo I capi dipartimento del Viminale, infatti, sono furibondi. Il fatto che il segretario del Pdl abbia scaricato le colpe sulla polizia ha suscitato un’ondata di malumori che attraversano tutti gli organismi di comando. “Un ministro deve difendere i suoi uomini. E comunque, anche se i suoi collaboratori hanno sbagliato, tocca a lui prendersi la responsabilità e difenderli. Mentre Alfano ha scaricato tutto sui suoi sottoposti, con due teste cadute e l’annuncio di una ristrutturazione della pubblica sicurezza. Questo non è un comportamento serio”, è il ragionamento che in queste ore viene fatto nei corridoi del ministero dell’Interno. Insomma, il rischio è quello di uno scollamento tra il ministro e i suoi uffici. E gli impegni di Alfano come vicepremier e segretario del Pdl non aiutano.

“Il ministero dell’Interno è il più impegnativo insieme agli Esteri e all’Economia. Il titolare deve stare lì, sempre presente, in ufficio. Non so quanto tempo Alfano passi davvero al ministero”, ha osservato Veltroni. Se poi ora, alla luce dello scaricabarile di Alfano sui suoi sottoposti, verrà a mancare la fiducia tra lui e i suoi uomini, questo sarebbe un problema. “ Il governo lo sostiene Ieri, intanto, in vista del voto sulla mozione di sfiducia previsto per domani, Alfano ha incassato l’appoggio di Anna Maria Cancellieri ed Enrico Letta. Il quale ha fatto sapere che sarà in Parlamento per sostenere il suo ministro. “Dalla relazione presentata in Aula emerge la sua estraneità. Non vedo nubi all’orizzonte”, osserva il premier da Londra. Mentre la Cancellieri ha avviato “un accertamento per capire meglio come si sono svolti i fatti”. Facendo intendere, però, di credere alla versione del titolare del Viminale. A differenza dei partiti, i colleghi di governo fanno quadrato intorno ad Angelino. Forse col timore che, se dovesse cadere Alfano, l’esecutivo rischia di fare la stessa fine. Più difficile sarà invece per l’ex pupillo di Berlusconi riannodare i fili del rapporto di fiducia con gli uomini del suo ministero. Fiducia logorata in queste ore dai troppi “non sapevo” del titolare del Viminale. Tanto che qualcuno, al ministero, in attesa della posizione ufficiale del Pd, si augura che la testa di Angelino domani rotoli davvero.