Un Paese sempre più fragile. I disastri non aspettano i fondi Ue. I Consorzi di bonifica: enormi territori in pericolo. Pronto un piano con centinaia di opere già cantierabili

Non siamo ancora nel pieno della stagione più piovosa, ma i danni in termini di vite umane, oltre che al territorio e all’agricoltura, sono già tangibili. Il Paese ha in programma importanti investimenti e strategie per prevenire il dissesto idrogeologico e la sicurezza nelle aree più esposte, ma intanto siamo disarmati, e c’è il rischio concreto di piangere altre vittime dopo gli ultimi due operai travolti in un cantiere per la rimozione dei detriti, a Bajardo, nell’entroterra di Sanremo.

L’allerta, d’altra parte, è già massima per il Po e in mezza Italia. Dunque diventa urgente contrastare subito la violenza dei cambiamenti climatici, possibilmente con una cabina di regia nazionale, come ha proposto l’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (Anbi), i cui enti consortili sono rimasti, dopo le modifiche costituzionali, pressoché l’unica realtà di gestione territoriale fra Comuni e Regioni.

“Le risposte alle emergenze – sostiene il presidente Francesco Vincenzi (nella foto) – non possono essere i postumi stati di calamità naturale che, dati alla mano, riescono a ristorare solo il 10% dei danni. Serve un urgente Piano di interventi preventivi per rispondere ad una crescente emergenza idrogeologica, che già oggi interessa il 91% dei Comuni ed oltre tre milioni di famiglie. Una priorità per il 38% degli imprenditori ed il 23,9% dei cittadini, secondo una recente indagine che vede l’incubo frane e maltempo in cima alle preoccupazioni generali, pure in questo periodo monopolizzato dal Covid”.

“I Consorzi di bonifica ed irrigazione – aggiunge Vincenzi – sono il front office dei cittadini su temi quali prevenzione idrogeologica ed irrigazione. La sicurezza dei territori da eventi naturali, sempre più violenti, non può prescindere dalla manutenzione garantita dal presidio dell’uomo anche nei territori montani, dove deve essere incentivata la sostenibilità ambientale con quella economica. Contestualmente va varata, al più presto, la legge contro il consumo indiscriminato del suolo, da anni ferma in Parlamento”.

“Il Recovery Fund dovrà essere usato bene per cambiare un Paese, che nell’Unione Europea è al diciottesimo posto per l’innovazione e addirittura al venticinquesimo nella capacità di spesa dei fondi comunitari; un primo obiettivo deve essere quindi il superamento della cattiva burocrazia, che fa sì che sia stato emanato solo il 19% dei decreti attuativi per il rilancio del Paese”, registra Massimo Gargano, direttore Generale di Anbi.

“I Consorzi di bonifica ed irrigazione – sottolinea – si sono assunti le proprie responsabilità presentando un Piano fatto di centinaia di interventi definitivi ed esecutivi, cioè immediatamente cantierabili, per la sistemazione del territorio, capaci di garantire oltre 21.000 posti di lavoro grazie ad un investimento di circa 4 miliardi e 300 milioni di euro. L’Italia – conclude Gargano – è ad un bivio epocale e per questo i Consorzi di bonifica chiedono alla politica un concreto sviluppo nel segno del Green New Deal per non incorrere in un inevitabile declino per la nostra economia”.