Un Paese sempre pù vecchio: giovani disoccupati e milioni di famiglie senza reddito. Il Rapporto dell’Istat è una mazzata

Il rapporto 2016 dell'Istat fotografa un'Italia sempre più vecchia e più dura con i suoi giovani. Senza lavoro e spesso costretti a restare con i genitori.

“L’Italia è oggi, con Giappone e Germania, tra i paesi più vecchi del mondo”. Il rapporto 2016 dell’Istat può prendere spunto da questa frase per fotografare la situazione del Paese. Che continua a diventare più anziano, a discapito dei giovani, costretti a vivere in casa dei genitori anche dopo i 30 anni. Il 62,5% dei giovani tra i 18 e i 34 anni, infatti, resta con la famiglia: la media in Europa è del 48,1%. Il problema resta il lavoro. “Nel 2025 il tasso di occupazione resterà dunque prossimo a quello del 2010, a meno che non intervengano politiche di sostegno alla domanda di beni e servizi e un ampliamento della base produttiva”, rileva l’istituto di statistica. Ma c’è un aspetto da tenere in considerazione: la disoccupazione resta stabile perché gli over 60 devono far slittare l’approdo alla pensione. A pagare il conto sono sempre le nuove generazioni.

Famiglie in bilico

Ma il trend è preoccupante anche per le famiglie: il 14,2% non ha un reddito da lavoro: nel 2004 il dato era al 9,4%. Al sud la situazione è ancora più catastrofica: i nuclei jobless sono il 24,5% della popolazione, in pratica uno su quattro. Insomma la graduale ripresa economica, per quanto “persistente” come sostiene l’Istat, non sta migliorando di molto la situazione. L’unica consolazione è che “Il calo del tasso di occupazione è stato più contenuto per i laureati (dal 78,5% del 2008 al 76,3 del 2015), rispetto a chi ha conseguito solo la licenza media o un diploma.

Problemi di generazione
“Le generazioni che negli ultimi vent’anni o poco più sono entrate nell’età adulta sono quelle del millennio (i nati tra il 1981 e il 1995) e delle reti (dal 1996 a oggi). La prima è la generazione dell’euro e della cittadinanza europea, ma anche quella che sta pagando più di ogni altra le conseguenze economiche e sociali della crisi: nel 2015 il 39,2% dei giovani di 15-34 anni è occupato; era il 50,2 nel 1993”, spiega l’Istat. Mentre la generazioni delle reti “è costituita da coloro che sono nati e cresciuti nell’era digitale: sono la generazione sempre connessa. Oltre il 60% delle persone di 6 anni e più (circa 34 milioni) si è connesso alla rete nel 2015 (erano il 57 l’anno precedente); circa il 40% accede tutti i giorni. È l’età il principale fattore discriminante nell’uso di queste tecnologie: oltre il 91% dei giovani tra i 15 e i 24 anni utilizza il web”. E non solo. “Nel 2015 i giovani di 15-29 anni non occupati e non più in formazione (Neet) sono più di 2,3 milioni, di cui tre su quattro vorrebbero lavorare. Rispetto al 2008, i Neet sono aumentati di oltre mezzo milione ma nell’ultimo anno sono diminuitidi 64 mila unità (-2,7%)”, ha proseguito l’Istat.