Adesione record allo sciopero delle toghe, dai magistrati una prova di forza contro la riforma Nordio

Quasi 9 magistrati su 10 hanno incrociato le braccia per dire no alla riforma del ministro Nordio. "In piazza per i cittadini e la costituzione", dice l'Anm

Adesione record allo sciopero delle toghe, dai magistrati una prova di forza contro la riforma Nordio

Chi si aspettava una rottura del fronte della magistratura, ieri è rimasto fortemente deluso. È stata infatti altissima l’adesione delle toghe allo sciopero proclamato dall’Associazione nazionale magistrati contro la riforma Nordio sulla separazione delle carriere e, soprattutto, in difesa della Costituzione.

Un’adesione allo sciopero oltre l’80%

A Milano hanno incrociato le braccia 9 magistrati su 10, l’86,5 % a Torino, l’80% a Roma e il 75% a Napoli. Ma è nei tribunali più piccoli che si sono toccate punte record, come a Gorizia, dove l’adesione è stata del 100%. Insomma, se i magistrati italiani volevano lanciare un messaggio di compattezza – indipendentemente dalle correnti – al governo Meloni, ci sono riusciti. Ampiamente.

Parodi (Anm): “Una battaglia per i cittadini”

“La situazione attuale è difficile non solo per questa riforma, ma per quello che c’è dietro: un’immagine fortemente negativa e ingiusta dei magistrati italiani”, ha dichiarato il presidente dell’Anm Cesare Parodi da Roma, dove ha partecipato al flash mob davanti alla Corte di Cassazione e poi all’assemblea pubblica al Cinema Adriano.

“Dobbiamo far capire che la nostra battaglia è davvero in favore dei cittadini”, ha aggiunto  Parodi, “Dobbiamo farlo, parlando in termini chiari e comprensibili, perché i nostri contraddittori sono molto forti e abili e hanno interessi che non collimano con i nostri, ma forse neanche con quelli dei cittadini. Non mi riferisco solo al Governo, ma a molti altri: basta vedere la ridondanza negativa sui social”.

“Riteniamo questa riforma pericolosa perché incide sul principio di separazione dei poteri, di uno dei pilastri su cui si regge la nostra democrazia”, ha sottolineato il segretario generale Anm, Rocco Maruotti, “ma soprattutto siamo preoccupati per il contesto in cui viene portata avanti. Quello che ci preoccupa è che questo vento che soffia sul braciere nel quale vorrebbero buttare una parte della nostra Costituzione viene alimentato da personaggi come Musk. Da cittadini stiamo ancora aspettando la reazione del Governo di fronte a queste gravissime interferenze”.

“La politica non accetta le sentenze”, attacca il presidente Roja

“Il giudice non è libero se non è libero il pm. Un pubblico ministero che non risponde a nessuno è incompatibile con qualsiasi grammatica costituzionale”, ha invece detto il presidente del Tribunale di Milano, Fabio Roia. “Se fossi il legislatore, obbligherei i pm a svolgere funzioni giudicanti e collegiali per i primi 4 anni di carriera”, ha proseguito, “Non esiste il conflitto fra politica e giustizia: la giustizia applica le regole ed emette sentenze, il tema quindi riguarda la non accettazione delle sue decisioni”.

Intanto Gasparri parla di “pagina vergognosa per la Repubblica”

Stizzite le reazioni della maggioranza di centrodestra al successo dello sciopero. A partire dal forzista Maurizio Gasparri: “C’è chi si ispira a Calamandrei e chi lo fa interpretare da Cetto La Qualunque (riferimento alla lettera del giurista letta da Antonio Albanese davanti ai magistrati di Genova, ndr). La magistratura può guardare a due modelli, quello dei comici e quello dei grandi giuristi. Giudichino i cittadini a chi oggi sono più simili i togati. Lo sciopero di oggi è una pagina di vergogna nella storia della Repubblica. Se fosse un film comico farebbe ridere invece è una vicenda vera e, proprio per questo, tragica per la Repubblica”.

Il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè ha invece dichiarato di guardare “con molta tristezza a quanto accaduto oggi. In nome del popolo italiano, il Parlamento democraticamente eletto sta svolgendo il suo lavoro: manifestare in questa forma nel tentativo di sabotare questa attività va contro i principi cardine del nostro ordinamento”.

Costa: “Le correnti non vogliono perdere il loro potere”

Per Enrico Costa, uno dei più strenui sostenitori della riforma, “quello di oggi è lo sciopero delle correnti dell’Anm, che vedono in questa riforma un colpo pesantissimo al loro potere, attraverso il sorteggio nell’ambito del Consiglio Superiore della Magistratura e l’istituzione dell’Alta Corte, che sottrae al Csm il potere disciplinare. Questo è il tema: le correnti non vogliono perdere il loro potere, e quindi reagiscono contro il Parlamento”, ha concluso.