Alla fine Donald Trump ce l’ha fatta. Gli alleati Nato si sono impegnati a investire il 5% del Pil annuo nelle spese per la Difesa. Bruno Marton, capogruppo M5S della Commissione Esteri e Difesa del Senato, che dire?
“Una scelta profondamente sbagliata e pericolosa. Non si tratta di una vittoria per la sicurezza dei cittadini europei, ma di una resa alla logica della militarizzazione e alle pressioni esterne, in particolare degli Stati Uniti. Triplicare i fondi destinati alla difesa significa sottrarre risorse preziose a scuola, sanità, welfare, ambiente: settori che sono la vera forza e il vero futuro dell’Europa. Noi del Movimento 5 Stelle abbiamo sempre sostenuto che la sicurezza non si costruisce solo con le armi, ma soprattutto investendo nella coesione sociale, nella diplomazia e nella prevenzione dei conflitti. L’Europa deve avere il coraggio di scegliere una difesa comune, razionale e autonoma, non di seguire ciecamente una corsa al riarmo che rischia di renderci più deboli e meno liberi. Questa non è la strada della pace, né quella dell’indipendenza europea”.
Eppure tra i 32 alleati serpeggiavano divisioni e recriminazioni, a partire dalla Spagna di Pedro Sanchez che continua a confermare il 2,1% beccandosi per tutta risposta l’ira di Trump che lo minaccia di raddoppiargli i dazi.
“Minacciare ritorsioni con l’utilizzo di dazi mette a rischio non solo i rapporti politici e commerciali ma anche l’autonomia e la sovranità europea, l’articolo 2 del trattato Nato prevede l’eliminazione dei contrasti nelle politiche economiche internazionali… In pratica Trump utilizza a proprio piacimento il trattato Nato. Noi non possiamo accettare che le scelte di bilancio e di difesa vengano dettate da ricatti esterni, soprattutto quando la vera sicurezza si costruisce con la cooperazione, la diplomazia e investimenti nei diritti sociali, non con una corsa al riarmo imposta dall’esterno”.
L’Italia di Giorgia Meloni ha sposato pienamente la linea dell’amico Trump e della Nato. La premier sostiene che il target del 5% – ovvero 3,5% in spese per la Difesa classiche + 1,5% in spese per la sicurezza in generale – è sostenibile. Dobbiamo crederle, quanto ci costerà?
“Ma come si fa a dire che spendere circa 145 miliardi di euro all’anno in difesa sia sostenibile? Parliamo di un aggravio di spesa aggiuntiva decennale di circa 450 miliardi che gli italiani dovranno pagare con 45 miliardi di tagli annuali a sanità, istruzione, welfare e pensioni, oppure con 45 miliardi di tasse in più ogni anno. Quando Meloni parla di pochi miliardi in più all’anno è solo perché vuole fare la furba e, sfruttando la flessibilità concessa dalla Nato fino al 2029, vuole scaricare il suo folle impegno sui governi futuri. Ma a pagare saranno comunque gli italiani, di oggi e di domani, a cui Meloni ieri ha ipotecato il futuro”.
C’è chi dice no al riarmo, c’è chi dice no alla guerra. Come voi del Movimento Cinque Stelle che martedì avete riunito un fronte europeo progressista a L’Aja contro l’escalation bellicista.
“Ero presente ed è stato un momento per certi versi ‘storico’: abbiamo riunito a L’Aja 15 forze politiche di 11 Stati che come noi dicono no all’escalation bellicista e al riarmo indiscriminato. Crediamo che la vera sicurezza si costruisca con la diplomazia, il dialogo e la cooperazione, non con la corsa agli armamenti che rischia solo di alimentare tensioni e conflitti. Accettando l’impegno Nato, l’Europa spenderà oltre 500 miliardi in più all’anno che verranno sottratti alle vere necessità dei cittadini europei. Per questo abbiamo lanciato un appello ai leader progressisti europei a confrontarsi e a costruire un’alternativa, un’Europa della pace e non della guerra”.
Nelle sue lunghe comunicazioni alle Camere Meloni ha difeso Trump e non si è sognata di condannare Benjamin Netanyahu per la mattanza in corso a Gaza. Anzi il governo italiano difende l’accordo Ue-Israele.
“Giorgia Meloni ha scelto una linea di totale subalternità agli interessi di Trump e Netanyahu, evitando di condannare apertamente la gravissima situazione a Gaza e difendendo sia l’accordo militare Italia-Israele che l’accordo Ue-Israele che legittimano di fatto questa situazione di violenza. Questa posizione non solo manca di coraggio politico, ma tradisce i valori di pace, diritti umani e solidarietà che dovrebbero guidare la nostra politica estera. Noi del Movimento 5 Stelle chiediamo un immediato cessate il fuoco e una forte presa di posizione italiana che preveda una proposta immediata di sanzioni a Israele e il ritorno della diplomazia invece delle bombe, che si tuteli la popolazione civile palestinese e si fermi questa mattanza. È inaccettabile che l’Italia resti in silenzio o peggio sostenga chi alimenta il conflitto”.
Come Movimento Cinque Stelle avete chiesto la calendarizzazione della mozione a prima firma Giuseppe Conte, firmata anche da Pd e da Avs, sulla interruzione del memorandum d’intesa di cooperazione militare tra Italia e Israele. Cosa pensate farà la maggioranza?
“Abbiamo depositato una mozione unitaria, firmata da Movimento 5 Stelle, Pd e Avs, per chiedere la revoca immediata, la sospensione di ogni forma di collaborazione militare con Israele, proprio in risposta al massacro in corso a Gaza e alle gravi violazioni del diritto internazionale da parte del governo Netanyahu. Giorgia Meloni si è già trincerata dietro parole di circostanza, evitando qualsiasi azione concreta e quindi continuerà a rinnovare tacitamente questo accordo che lega l’Italia a un’escalation di violenza e crimini contro i civili palestinesi. Il governo preferisce mantenere un rapporto con Israele a discapito della pace e della giustizia. Noi non ci gireremo dall’altra parte e continueremo a fare pressione perché l’Italia rompa con questa complicità e si schieri finalmente a favore di una soluzione diplomatica e del rispetto dei diritti umani. La maggioranza, purtroppo, sembra più interessata a difendere i criminali che a tutelare la dignità e la vita delle persone”.