Una super Procura europea contro il terrorismo. Parla la deputata Suriano (M5S): “Già diversi Stati membri sono d’accordo”

“L’Europa ha davanti a sé una sfida vitale e, come per il Recovery Fund, deve fornire una strategia comune ed unitaria”. La deputata Simona Suriano, capogruppo M5S in commissione Esteri, si sofferma sulle immagini strazianti di Nizza e Vienna. Dal 2015 gli attentati terroristici in Europa sono stati 30 e hanno causato 300 morti. “Nessuno Stato può essere lasciato solo a combattere la minaccia del terrorismo, per questo è urgente una risposta a livello europeo”, aggiunge.

Sicuramente gli ultimi attentati di Nizza e Vienna dimostrano che la minaccia terroristica non sia assolutamente sopita. Anche l’Italia è oggi a rischio?
Essendo primo Paese di approdo, l’Italia è sicuramente a rischio ma se finora non siamo stati vittime di attentati è per la nostra politica di dialogo e diplomazia internazionale. Inoltre, abbiamo un efficiente e sofisticato servizio di intelligence, un apparato di Stato formatosi negli anni ‘70 per fronteggiare la stagione del terrorismo interno e che, adesso, è preparato ai peggiori scenari.

Il Movimento in tempi non sospetti (e ieri anche il ministro Di Maio in Aula) ha sottolineato l’esigenza di una procura europea antiterrorismo. Crede che ci possa essere convergenza su questo punto?
La super procura europea è un’intuizione importante: dobbiamo costruire subito un sistema coordinato, con una Procura che agisca in tempo reale e abbia il polso investigativo sulle minacce terroristiche a livello continentale. Devo dire che questa proposta ha accolto il beneplacito non solo dei nostri partner europei ma anche delle altre forze di maggioranza. C’è davvero bisogno di unire gli sforzi e le informazioni.

Quali potrebbero essere i prossimi step in questo senso?
Il livello attuale di prevenzione e repressione evidentemente non basta, le reti terroristiche sono cresciute grazie alle nuove possibilità del digitale. Gli Stati si sono adeguati, ma l’Europa ha rincorso anziché anticipare. Serve invece che l’Unione europea prenda immediatamente l’iniziativa. Auspico, quindi, una sinergia tra Paesi dove l’Europol ha un ruolo più definito e coordinato, un “codice di cooperazione di polizia” dell’Unione europea. E poi anche Eurojust – l’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale – deve essere rafforzata, in modo che le autorità giudiziarie e di polizia siano più coordinate.

Secondo il MoVimento essenziale potrebbe essere anche l’apporto dell’intelligenza artificiale e dei big data. In che modo?
Dobbiamo far sì che l’intelligenza artificiale, le tecnologie spaziali, l’analisi dei Big Data e il calcolo ad alte prestazioni siano elementi di spicco e parte integrante della politica di sicurezza. Un Trattato europeo può far da cornice alle intese necessarie per rendere facile e immediato l’uso di prove e tecnologie investigative digitali che deve essere portato avanti nel rispetto di tutti gli standard di protezione dati, trasparenza, legalità e controllo democratico. Non meno rilevante anche il monitoraggio del dark web dove spesso si infiltrano scambi di armi e finanziamenti illeciti o si reclutano estremisti.

Pochi giorni fa c’è stato un importante summit tra i principali leader europei sul tema. Ci sono stati già confronti con gli altri Paesi?
Esiste una volontà comune: la stessa stagione del Covid19, che oggi viviamo tutti con apprensione, ha reso chiaro che la dimensione collettiva della sicurezza è fondamentale, che serve cooperazione e che dobbiamo fare un grande investimento in conoscenza e nuove tecnologie digitali all’altezza di grandi sfide planetarie.