Unioni civili senza stelle. E non ci sono nemmeno i voti. Grillo non vuole canguri

Non poteva andare peggio di come, effettivamente, è andata. A Palazzo Madama la discussione sul ddl Cirinnà continua ad essere tutta in salita, tanto che ieri è stato deciso un nuovo rinvio. Il provvedimento, dopo il dietrofront dei 5 Stelle, contrari al “supercanguro” – (l’emendamento Andrea Marcucci) che avrebbe permesso di tagliare le oltre 5mila proposte di modifica presentate – e la “pausa di riflessione” chiesta dal capogruppo dem Luigi Zanda, tornerà in aula soltanto il 24 febbraio, dopo l’esame del milleproroghe. La Lega però, proponeva di procedere coi lavori. “Si cominci a lavorare, si voti – aveva detto il capogruppo Gian Marco Centinaio, ovviamente a mo’ di sfottò -. E se avete la maggioranza come dite di avere, perché avete fatto gli sbruffoni fino a ieri e adesso fate i cacasotto? Votiamo”.

DIETROFRONT – La giornata è cominciata da subito in maniera non brillante, coi senatori pentastellati che hanno rifiutato la proposta di “saltare” gli emendamenti, cosa che ha scatenato le critiche degli elettori del Movimento e degli attivisti Lgbt, che rivolgono ora un appello ai parlamentari M5S affinché non si facciano ricordare come coloro responsabili del flop sulle unioni civili. La stessa relatrice del ddl, Monica Cirinnà, ha commentato con amarezza il dietrofront a Cinque Stelle: “Lo so che ho sbagliato a fidarmi del Movimento e pagherò per questo – ha detto ieri ai cronisti a Palazzo Madama – Mi prendo la mia responsabilità politica di essermi fidata di loro. Concluderò la mia carriera con questo scivolone. Ne prendo atto”. Insomma, una situazione di stallo che alla fine non poteva concludersi con la sospensione della seduta, esattamente come proposto dal capogruppo del Pd Luigi Zanda, che aveva chiesto al presidente del Senato Pietro Grasso la convocazione della Conferenza dei capigruppo e qualche giorno di “riflessione” spiegando che l’intenzione del partito è arrivare a “una buona legge” e che serviva tempo per riannodare dei “fili politici” rotti dopo il dietrofront dei 5 Stelle. “Pensiamo che sia un traguardo alla nostra portata, che noi fortemente vogliamo ma dobbiamo registrare che ieri si è verificato un fatto politico nuovo”, aveva detto Zanda. L’obiettivo era quello di fare passare il canguro, ipotesi a cui – oggi come ieri – la Lega si oppone. E a cui, come detto, si sono aggiunti anche i senatori del Movimento Cinque Stelle.

LITI E GIOIE – E la giornata di ieri non poteva che concludersi con una rissa.Ad accapigliarsi M5S ed ex del Movimento: sono infatti volate parole grosse tra Alessandra Bencini, oggi Idv, e Laura Bottici, questore del Senato. Un altro questore, Antonio De Poli dell’Udc, l’ha fermata facendo scudo con le braccia. “I questori dovrebbero mantenere l’ordine…”, ha commentato Pietro Grasso mentre alcuni senatori gli urlavano “espellile”. A esultare, ovviamente, i centristi, a cominciare da Angelino Alfano. “Time out sulle unioni civili. Molto bene. Il rinvio lungo è la vittoria del buon senso, il nostro buon senso”, ha detto il ministro, per il quale nonostante “vaffaday, ruspe e rottamazioni, per il buon senso c’è ancora spazio”. Basta ora capire cosa si intenda per buon senso. Lo scopriremo mercoledì, alla ripresa dei lavori.