La Sveglia

Uno scontro… stupefacente sui loghi della cannabis

La nuova priorità della Lega, dopo la sua guerra ai tappi di plastica per non girare la bottiglia, è la cannabis.

Uno scontro… stupefacente sui loghi della cannabis

La nuova priorità della Lega, dopo la sua guerra ai tappi di plastica per non girare la bottiglia, è la cannabis. Sì, è vero, la guerra alla cannabis del partito di Salvini non è niente di nuovo, da ieri però il nemico non è solo la fluorescenza naturale ma anche le sue rappresentazioni in immagini. Tanto da spingere la pentastellata Emma Pavanelli a parlare di “fobia iconografica”.

In un subemendamento al Decreto sicurezza del deputato della Lega Igor Iezzi, capogruppo in commissione Affari costituzionali, si propone di vietare “l’utilizzo di immagini o disegni, anche in forma stilizzata, che riproducano l’intera pianta di canapa o sue parti su insegne, cartelli, manifesti e qualsiasi altro mezzo di pubblicità per la promozione di attività commerciali. In caso di inosservanza è prevista la pena della reclusione da 6 mesi a 2 anni e della multa fino a 20mila euro”. Il deputato Avs Angelo Bonelli attacca: “Due anni di carcere per chi indossa magliette o fa immagini con il logo della cannabis. Si può dire che è uno schifo?”.

La collega di partito Francesca Ghirra parla di una “deriva liberticida di questo governo, di questa maggioranza” che “non ha mai fine”. I 5 Stelle sottolineano come per la Lega “la lotta alla criminalità passa da follie normative come queste che non tengono conto dell’enorme danno economico a tutte le imprese che producono cosmetici, integratori alimentari, cibo, tessile, bioplastiche e altro contenenti cannabis che legittimamente utilizzano la relativa immagine della pianta sul loro packaging o per le campagne pubblicitarie”. Iezzi non ci sta e invita a non fare “propaganda strumentalizzando gli emendamenti”. E perfino Coldiretti, solitamente morbida con il governo, verga una nota per ricordare che la canapa legale assicura “un giro d’affari da 1,4 miliardi di euro e garantisce fino a 10mila posti di lavoro”. Ma la tentazione della repressione evidentemente è irrefrenabile.