Usa, afroamericani in rivolta. A Baltimora torna lo spettro di Ferguson: 15 poliziotti feriti. Gli scontri dopo i funerali di un nero morto in cella

Torna, ancora una volta, lo spettro di Ferguson. Perché Baltimora, la città del Maryland, è stata messa a ferro e fuoco. E anche qui, come per ben due volte nel giro di pochi mesi nella cittadina del Missouri, è esplosa la rabbia della comunità afroamericana contro la polizia. Quella che avrebbe portato all’uccisione dell’ennesimo ragazzo di colore, Freddie Gray, morto dopo l’arresto, con la spina dorsale spezzata.

LA RABBIA
Ieri sarebbe dovuto essere il giorno della cerimonia funebre. Ma presto le preghiere di migliaia di persone si sono trasformate in protesta. Per poi trasformarsi in rivolta. E, infine, per concludersi in violenze e razzie. Auto civili e mezzi della polizia sono stati dati alle fiamme, il fuoco è stato appiccato ai negozi, le vetrine sono state spaccate, un enorme incendio è stato appiccato a un edificio in costruzione, più di un centro commerciale preso è stato preso d’assalto e, poi, saccheggiato. E un fittissimo lancio di pietre e bottiglie contro la polizia ha portato al ferimento di quindici di agenti. Uno di questi sarebbe in gravi condizioni. Insomma, scene di guerriglia urbana, con decine di arresti, e alcune zone della città al di fuori di ogni controllo. Immagini che ricordano, appunto, quelle che si erano visto nell’agosto scorso a Ferguson, nel Missouri, dopo l’uccisione del diciottenne nero Mike Brown da parte di un agente bianco. Insieme allo spettro di Ferguson, improvvisamente si è materializzato un altro fantasma, quello dei moti del ’68 quando, in seguito all’assassinio a Memphis di Martin Luther King, a Baltimora si registrarono le proteste più violente, e la città per ben otto giorni fu trasformata in un vero e proprio campo di battaglia. Inoltre, sugli incidenti a Baltimora, è intervenuta anche Loretta Lynch, la neo ministra della Giustizia, anche lei afroamericana, appena insediatasi.

L’INCHIESTA
La Lynch ha annunciato che sarà avviata un’inchiesta su quanto sta accadendo nella cittadina del Maryland e sull’operato della polizia, ma ha anche sottolineato che la violenza insensata messa in atto dai dimostranti “sarà repressa fermamente”. Hillary Clinton, neo candidata per i democratici alle presidenziali del 2016, ha dichiarato però che la vicenda della morte del giovane afroamericano deve avere delle risposte. “Prego perché torni la pace a Baltimora, ma occorre che la popolazione sappia cosa realmente è successo a quel ragazzo”, ha detto. Un appello alla calma arriva anche dalla sorella gemella di Freddie, Fredericka. Si dice in disaccordo con le violenze: “Freddie non era una persona violenta”, ricorda davanti alle telecamere. Il presidente Barack Obama ha seguito l’evolversi dei fatti dalla Casa Bianca. E ha chiamato il sindaco di Baltimora Stephanie Rawlings-Blake, anch’essa afroamericana.

L’ORDINE
È stata lei, al calar della sera, ad annunciare il coprifuoco dalle 10 di sera alle 5 del mattino, per una settimana intera. “Riporteremo l’ordine – ha detto – ci sono criminali in azione che vogliono distruggere la nostra città”. Il governatore del Maryland, Larry Hogan, ha decretato lo stato di emergenza e annunciato l’arrivo di 5mila uomini della Guardia nazionale.
Insomma, una situazione quasi da legge marziale.