Usa e spara. La vendita di armi non conosce crisi: il commercio militare vale 80 miliardi. A vendere di più gli Stati Uniti. Tra i maggiori acquirenti i Paesi in via di sviluppo

I protagonisti indiscussi nel commercio di armi restano gli Stati Uniti: ben 40 miliardi di armi vendute. Tra gli acquirenti, Paesi in via di sviluppo.

Come si suol dire, pecunia non olet. E con le armi no, i soldi non “puzzano” mai. Il mercato globale delle armi convenzionali (aerei, carri armati, cannoni, navi, missili) ha registrato nel 2015 solo un lievissimo calo, passando dagli 89 miliardi di dollari del 2015 agli 80 del 2015. Ma i protagonisti indiscussi restano gli Stati Uniti (autentici armaioli del pianeta). Da soli gli Usa ne hanno venduto la metà: ben 40 miliardi di armi, al resto del mondo.

I dati sono stati resi noti dal dossier degli analisti del Congressional Research Service (una divisione della Libreria del Congresso di Washington) considerata la migliore fonte, scrive il britannico Guardian, sul commercio di armi.

E chi troviamo nelle altre posizioni? Molto distanziata, la seconda venditrice di armi è la Francia con 15 miliardi (che però ha registrato un incremento di vendite pari a 9 miliardi, oltre il doppio del 2014, mentre gli Usa hanno aumentato le consegne solo di 4 miliardi, il 10%), seguita dalla Russia con 11,1 miliardi (in leggero calo di 100 milioni di dollari rispetto al 2014). Più indietro la Cina ferma a “soli” 6 miliardi.

E chi acquista, invece? Un altro studio sul mercato delle armi convenzionali dimostra che i maggiori acquirenti restano le nazioni in via sviluppo. Al primo posto il Qatar, che da solo ne ha acquistate per 17 miliardi, seguito da Egitto (12 miliardi) e Arabia Saudita, terza con spese per 8 miliardi. Tra gli altri buoni acquirenti ci sono Corea del Sud, Pakistan, Israele, Emirati Arabi Uniti e Iraq.