Usura, i tassi salgono al 570%. Così si pappano le attività in crisi. Nuovo sequestro milionario nella Capitale. Soldi reinvestiti in una casa di riposo e lingotti d’oro

Non c’è limite agli investimenti della criminalità. Ogni settore economico è buono pur di riciclare il denaro frutto delle attività illecite. Persino quello delle case di riposo. Mentre il Paese è alle prese con l’emergenza coronavirus e si moltiplicano gli allarmi sul rischio che gli imprenditori in crisi finiscano vittima degli usurai la Direzione distrettuale antimafia di Roma ieri ha fatto scattare un blitz che ha portato al sequestro di oltre cinque milioni di euro di beni, appartenenti a tre indagati, arrestati nel mese di luglio 2018 proprio con le accuse di usura, estorsione, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, truffa aggravata ai danni dello Stato e intestazione fittizia di beni.

I SIGILLI. I finanzieri del comando provinciale capitolino hanno eseguito la misura a carico di Mario Licenziato, 73 anni, il figlio Mauro, 39 anni, e Elvis Hudorovich, 43 anni, tutti residenti a San Cesareo, in provincia di Roma, arrestati due anni fa. Il patrimonio a cui sono stati apposti i sigilli comprende quote societarie di maggioranza di un’impresa che gestisce una casa di riposo per anziani ad Artena, ora affidata a un amministratore giudiziario, 19 immobili nei Comuni di San Cesareo, Palestrina e Anzio, 4 auto, tra cui una Porsche, 11 rapporti finanziari per circa 180.000 euro, denaro contante per quasi 230.000 euro, 5 polizze assicurative vita per circa 150.000 euro, 11 orologi di pregio, tra cui numerosi Rolex, un lingotto d’oro e preziosi del valore complessivo di oltre 170.000 euro.

Nell’inchiesta, denominata “Terza età”, è stata ricostruita una serie di prestiti a tassi usurari, tra il 90% e il 180% annuo, con punte del 570%, erogati in particolare a imprenditori in gravi difficoltà economiche. “Compà voi dovete capire una cosa io, cioè io, cioè chi fa per me, che con i soldi ci lavoriamo”, ha detto in una telefonata intercettata Mauro Licenziato. E per chi non rispettava le scandenze fissate per i pagamenti arrivavano le minacce. Sempre Licenziato a una persona incaricata della riscossione: “Chiama subito gli devi dire “la cambiale non è stata pagata”, dici “che aspetti che viene Mario lì sopra e ti rompe la testa a te e a tuo figlio” se no devo chiamare a … e lo devo mandare là, lo devo mandare a rompergli la testa”. Ancora Licenziato in una conversazione intercettata con Pasquale Zaza, nipote del boss di camorra Michele Senese, detto Michele o’ pazz, sosteneva: “Io e te guadagniamo da un miliardo a un miliardo e mezzo l’anno”.