Sputnik V: perché la Germania e l’Italia vogliono il vaccino di Putin

Perché l'Europa non approva ancora il vaccino Sputnik V e cosa vogliono fare Italia e Germania? Come funziona il vaccino di Putin?

Sputnik V: perché la Germania e l’Italia vogliono il vaccino di Putin

Il vaccino Sputnik V prodotto dalla Russia non è ancora arrivato in Europa e in Italia. Tranne che a San Marino, dove viene regolarmente somministrato. Si pensa che l’autorizzazione da parte dell’Agenzia del Farmaco Europea, ovvero l’Ema, possa arrivare entro maggio. Ma Bruxelles non ha fretta per una serie di ragioni di ordine medico ma anche geopolitico.

Sputnik V: perché la Germania e l’Italia vogliono il vaccino di Putin

Sputnik in russo significa letteralmente “compagno di viaggio” ma è anche il nome del primo satellite lanciato in orbita nel 1957 dall’allora Unione Sovietica. Il nome completo è Sputnik V e la V sta per vaccino. Si chiama così perché è stato il primo vaccino contro il coronavirus Sars-COV-2 e Covid-19 ad essere autorizzato (già dallo scorso agosto). Sputnik V è stato sviluppato dal Centro di Epidemiologia e microbiologia Gamaleja e finanziato dal Fondo russo per gli investimenti diretti (Rfid). Gamaleja non aveva condiviso con la comunità scientifica i risultati della sperimentazione in Fase 1 e 2, basata su appena 38 casi. In compenso ricercatori e anche una delle due figlie di Putin avevano fatto sapere di aver preso il vaccino.

I risultati sono stati pubblicati su The Lancet soltanto all’inizio di settembre. Il 2 febbraio poi un altro studio su The Lancet ha fissato al 91,6% l’efficacia del preparato. E presto ci sarà la firma dell’accordo di collaborazione scientifica tra l’istituto Spallanzani di Roma e l’istituto Gamaleya di Mosca per valutare la copertura delle varianti del vaccino. Il coordinamento per lo Spallanzani sarà affidato alla direzione scientifica. Ma intanto in Europa è scoppiato un caso. Mentre in Russia soltanto cinque milioni ha preso almeno la prima dose (su 140 milioni di abitanti). E Mosca aveva programmato di produrre 30 milioni di dosi nel 2020 ma è riuscita a produrne solo 2,5 milioni.

A inizio marzo, mentre avviava la Rolling review di Sputnik, l’Ema ha esortato i Paesi Ue a non autorizzare il vaccino russo: “C’è bisogno ancora di documenti da esaminare e non disponiamo di dati sulle persone vaccinate”. Ma nel dibattito è poi intervenuta Angela Merkel: “Dobbiamo sfruttare ogni vaccino approvato dall’Ema. Ed è chiaro che preferirei un ordine europeo. Ma se non
ci fosse dovremmo percorrere la via tedesca: lo faremo”. E subito dopo anche Mario Draghi si è fatto sentire: “Se il coordinamento Ue non va, si fa da soli”.

Vaccino Sputnik: perché non arriva

Ce n’è abbastanza per pensare che alcuni paesi europei vogliano scavalcare l’impianto regolatorio di Bruxelles. Ma ad Amsterdam, sede dell’Ema, ritengono che i dati forniti dai russi siano ancora lacunosi. E così, mentre Adienne Pharma stipula un accordo per produrlo in Lombardia, l’autorizzazione per l’uso in Europa è ancora in alto mare. Gli esperti europei vogliono un sopralluogo nelle fabbriche russe per certificare la qualità della catena produttiva prima di dare l’ok. Perché l’Europa ha seri dubbi sulla capacità produttiva della Russia. E non vuole rischiare di stipulare un contratto che non potrà essere onorato.

Poi c’è il problema geopolitico. Se l’Europa dovesse dare l’ok al vaccino di Putin, questa sarebbe un’indubbia vittoria per il presidente della Russia. Per stipulare un contratto c’è bisogno che lo richiedano almeno quattro governi. Ma intanto altre quattro aziende italiane si dicono pronte a produrlo. E Draghi, scrive Repubblica, si dice pronto a un’intesa da solo con Putin. Il quotidiano spiega che il governo italiano vuole esercitare pressione sulla Commissione Ue per stipulare accordi blindati e senza rinvii con le aziende farmaceutiche.

Altrimenti la seconda strada è quella di sancire accordi bilaterali tra l’Italia e le singole aziende. Mentre il ministro della Salute Roberto Speranza per ora sulla questione sembra essere più cauto: “Resto convinto che non conti la nazionalità degli scienziati che hanno permesso la scoperta di un vaccino quanto la sua sicurezza ed efficacia. Cose che solo le nostre Agenzie regolatorie possono accertare. Mi aspetto comunque che Ema sia rapida nel decidere su Sputnik come sugli altri vaccini in arrivo”.

Come funziona il vaccino russo

Come funziona Sputnik V? Repubblica spiega che il vaccino di Putin è basato sulla tecnica del “vettore virale”, usata da decenni nel campo dei vaccini. Usa virus disabilitati come “vettori” per iniettare un’istruzione genetica nelle nostre cellule e lasciare che producano l’antigene che scatena la risposta immunitaria. Il Dna inoculato è inserito nel genoma di un adenovirus, che causa il comune raffreddore. I farmaci statunitensi sviluppati da Moderna e Pfizer e BioNTech si basano invece su una tecnologia relativamente recente che utilizza istruzioni genetiche in una molecola di acido nucleico chiamata mRna (o Rna messaggero) per programmare le cellule di una persona per produrre la proteina virale e innescare una risposta immunitaria.

Sputnik V prevede una somministrazione in due dosi a 21 giorni di distanza. Costa meno di 20 dollari (circa 16 euro) per un singolo ciclo di due dosi, più del vaccino di Oxford-AstraZeneca, ma meno dei vaccini di Pfizer e Moderna, e può essere conservato e trasportato in un frigorifero standard anziché in uno speciale refrigeratore come i rivali Usa che richiedono temperature molto basse. Intanto il Fondo russo di investimenti diretti (Rdif), finanziatore e distributore del vaccino contro il Covid-19 Sputnik V, ha annunciato di aver raggiunto un accordo con la societa’ Stelis Biopharmaper per produrre in India almeno 200 milioni di dosi.

“Il Fondo russo per gli investimenti diretti e Stelis Biopharma annunciano un partenariato per la produzione e la fornitura di almeno 200 milioni di dosi del vaccino russo Sputnik V che consentira’ la vaccinazione di 100 milioni di persone” secondo il comunicato. Ma il 58% dei russi diffida del vaccino nazionale secondo l’ultimo sondaggio di Levada Tsentr. Una percentuale che, secondo il direttore del dipartimento di ricerca socio-culturale dell’istituto indipendente Aleksej Levinson, è strettamente correlata con l’eccesso di propaganda. “La gente non si fida del potere. Capisce che il Cremlino sta usando il vaccino per scopi politici”. Quando il 4 dicembre è partita la vaccinazione a Mosca, gratuita e volontaria, è stato aperto un centro persino nei grandi magazzini del lusso Gum sulla piazza Rossa. Ma l’affluenza è andata a rilento.