Vendita del gruppo Gedi a Kyriakou, Barachini convoca Elkan e le opposizioni insorgono: allarme pluralismo e libertà di stampa

Il magnate greco interessato solo alle radio. Repubblica potrebbe finire in mano a un gruppo di imprenditori del Nordest e la Stampa alla Nem

Vendita del gruppo Gedi a Kyriakou, Barachini convoca Elkan e le opposizioni insorgono: allarme pluralismo e libertà di stampa

C’è voluto un po’, ma alla fine anche la politica si è accorta che nell’universo della stampa italiana è in corso un terremoto. Ovvero la più che annunciata dismissione della famiglia Elkan dall’editoria, con la (s)vendita di quotidiani e radio del Gruppo Gedi.

Sono state necessarie un’assemblea fiume martedì a La Stampa che ieri non è uscita e che oggi sciopererà, e due giorni di assemblea a Repubblica culminati con la redazione che ha consegnato al Cdr un pacchetto di 5 giorni di sciopero. Naturali reazioni all’annuncio dello smembramento e della vendita. I giornalisti chiedono “impegni al futuro editore su una serie di garanzie, a partire dalla tutela dei posti di lavoro”.

Chi comprerà Repubblica e Stampa?

Ma chi comprerà Repubblica? Il principale candidato all’acquisto è il Gruppo Antenna dell’imprenditore di media greco Theo Kyriakou, affiancato secondo voci mai smentite, dal principe saudita Bin Salman (ritenuto il mandante dell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, non certo il miglior viatico…). Kyriakou, a fronte di un’offerta da 140 milioni, sarebbe interessato solo a rilevare Repubblica, le radio (Radio CapitalDeejayM2O) e le attività digitali (Huffington Post e Limes), col quotidiano che, dopo la cessione, sarebbe destinato a passare subito di mano, probabilmente al gruppo di imprenditori guidati da Stefano Ruvolo.

Dall’operazione è esclusa La Stampa, il cui destino appare assai incerto (si vocifera un possibile passaggio alla NEM di Enrico Marchi). John Elkann ha inoltre declinato l’offerta di Leonardo Maria Del Vecchio da 140 milioni per rilevare l’intero gruppo quotidiani inclusi.

Tutte trattative passate sulla testa dei giornalisti, mai né incontrati né interpellati da vertici di Gedi. Oggi cdr e proprietà incontreranno il sottosegretario con delega all’informazione e all’editoria Alberto Barachini. Intanto però la politica è uscita dal torpore e ha battuto un colpo, pur nel silenzio assoluto della premier Giorgia Meloni.

La Russa si offre come ambasciatore con gli Elkan

Le preoccupazioni dei giornalisti della Stampa e del gruppo Gedi “sono giustificate. Le proprietà hanno diritto a cambiare, vendere, cedere, ma non hanno diritto di imporre linee di condotta univoche alla redazione”, ha detto il presidente del Senato, Ignazio La Russa durante la ‘cerimonia dello Scaldino’, il tradizionale scambio di auguri con la stampa parlamentare, “Le vostre preoccupazioni le capisco e sono a disposizione anche come intermediario perché abbiate soddisfazione nelle risposte che attendete”.

Schlein: “Siamo estremamente preoccupati”

“Le informazioni che circolano sulla vendita del gruppo Gedi sono allarmanti”, ha detto invece Elly Schlein, “Le preoccupazioni espresse dai Cdr sono anche nostre. Dopo anni di scelte finanziarie che hanno progressivamente indebolito l’azienda, si arriva oggi alla cessione a un soggetto straniero che non offre garanzie su occupazione, prospettive future, qualità e pluralismo dell’informazione”. “Siamo estremamente preoccupati dai rischi di indebolimento o addirittura di smantellamento di un presidio fondamentale della democrazia”, ha aggiunto Schlein. Il dem Francesco Boccia ha invitato l’esecutivo a esercitare il “golden power” sull’operazione.

Appendino: “Gli unici intoccabili non sono gli Elkan, ma i diritti dei lavoratori”

L’M5s Chiara Appendino ha chiesto invece “un’informativa urgente al governo sulla vendita” e ha attaccato maggioranza e famiglia Elkan: “Quando si tratta di alzare la voce con loro, i banchi della maggioranza si svuotano e le voci spariscono, ma ci aspettiamo che il Governo dica qualcosa. L’informazione e i lavoratori non si tutelano restando in silenzio perché si ritiene la famiglia Elkann intoccabile. Intoccabili dovrebbero essere i diritti di lavoratori e lavoratrici, non la proprietà che da una parte stacca dividendi miliardari e dall’altra manda in cassa integrazione e svende tutto”.

Per il segretario generale di Cgil Piemonte, Giorgio Airaudo, “La vendita del gruppo Gedi, ramo d’azienda della Exor (finanziaria della famiglia Agnelli) rappresenta chiaramente la politica industriale che gli Elkann stanno attuando da tempo: abbandonare Torino e il Piemonte”. “È l’ennesima svendita messa in atto da Exor. La politica e le istituzioni devono pretendere garanzie dalla proprietà, perché in gioco non c’è solo una possibile crisi occupazionale, ma il diritto a un’informazione libera”.