Verità lontana sui rifiuti tossici. A Borgo Montello il mistero rimane

Dopo le recenti interviste rilasciate dal pentito Carmine Schiavone, ex cassiere del Clan dei Casalesi, sulle migliaia di fusti tossici interrati in provincia di Caserta e Latina dalla camorra, la Camera ha desecretato gli atti della commissione sugli illeciti nel ciclo dei rifiuti relativi all’audizione del collaboratore di giustizia. Un passo avanti verso la verità, ancora lontana però e che nessuno ha cercato realmente per venti anni, a partire da Borgo Montello, la discarica a due passi da Latina dove proprio Schiavone ha assicurato essere stati seppelliti i veleni. Già venti anni fa il collaboratore di giustizia parlò del business pontino agli inquirenti. “Avevamo lì decine di soldati a libro paga, che presidiavano il territorio, e nella discarica di notte facevamo entrare i camion che facevano sparire i fusti”, sostenne allora il pentito. Accuse ribadite oggi. In tutto questo tempo, però, non è stato stabilito se nel sottosuolo del borgo popolato da veneti, giunti in provincia ai tempi della bonifica mussoliniana, si celi una bomba ambientale. La Procura di Latina ha ipotizzato un inquinamento della falda acquifera, vicenda slegata però da quella dei rifiuti tossici, per cui pendono tre richieste di rinvio a giudizio e su cui il giudice ancora deve pronunciarsi. Nel 1995 venne ucciso il parroco di quella comunità, don Cesare Boschin, trovato privo di vita in canonica dalla perpetua, e negli anni più volte è stato agitato il sospetto che fosse stato assassinato dalla malavita, in quanto colpevole di interessarsi troppo a quanto avveniva nel sito di via Monfalcone. Un escavatorista pentito riferì informazioni analoghe a quelle di Schiavone alla Digos, ma niente. E a niente hanno portato gli scavi compiuti di recente nella discarica. “Sono andati a vedere nel posto sbagliato”, ha specificato l’ex cassiere del clan. In quella zona, tra l’altro, esponenti della famiglia Schiavone, di Casal di Principe, acquistarono terreni, poi venduti a una società che gestisce una delle discariche. Tanti indizi, niente prove, solo un “giallo” lungo venti anni.