Via libera a 3401 nuovi coloni in Cisgiordania: ecco il piano di Smotrich per “seppellire l’idea di uno Stato palestinese”

Il ministro presenta il suo piano per impedire il futuro Stato di Palestina. Il governo italiano resta immobile, mentre Zuppi legge i nomi dei 12mila bimbi uccisi a Gaza.

Via libera a 3401 nuovi coloni in Cisgiordania: ecco il piano di Smotrich per “seppellire l’idea di uno Stato palestinese”

Un piano che “seppellirà l’idea di uno stato palestinese”. Così ieri il ministro delle Finanze israeliano, il falco Bezalel Smotrich, ha fatto sapere ieri di aver approvato il nuovo piano di insediamento nella regione E1 della Cisgiordania, che comprende 3.401 unità abitative per i coloni.

Un piano per impedire la nascita dello Stato palestinese

Il “corridoio” E1 è una zona della Cisgiordania all’interno del comune israeliano di Ma’ale Adumim, che riguarda 12 chilometri quadrati.  Il piano approvato ieri da Smotrich è stato discusso per decenni, senza tuttavia essere mai portato avanti, a causa delle pressioni della comunità internazionale.

Il cosiddetto progetto E1, infatti, creerebbe un collegamento fisico tra Gerusalemme Est – che i palestinesi considerano la futura capitale dello Stato di Palestina – e Ma’ale Adumim. I nuovi insediamenti israeliani in Cisgiordania andrebbero quindi a dividere in due il potenziale Stato di Palestina.

Smotrich ha sottolineato che il collegamento tra Gerusalemme Est e Ma’ale Adumim è “strategico, di sicurezza e demografico”, in quanto “garantisce la nostra capitale unita per generazioni”. Per il ministro il piano “è una risposta sul campo a chiunque cerchi di riconoscere uno Stato di Palestina”.

Smotrich: “Netanyahu mi sostiene in tutto”

Il primo ministro Benjamin Netanyahu, ha sottolineato Smotrich, “mi sostiene in tutto ciò che riguarda la Giudea e Samaria (le regioni incluse in quella che gli arabi definiscono “Cisgiordania occupata”) e mi permette di fare la rivoluzione”.

Oggi, ha aggiunto, “stiamo scrivendo un capitolo storico nella storia della redenzione del popolo di Israele nella sua terra”. Il ministro ha poi fatto appello al capo del governo affinché “applichi la sovranità israeliana in Giudea e Samaria e faccia in modo entro settembre che gli ipocriti leader europei non abbiano più nulla da riconoscere”.

Il riferimento è alla decisione di una serie di Paesi – tra cui Francia e Regno Unito – di annunciare il proprio riconoscimento dello Stato di Palestina in occasione della prossima Assemblea generale delle Nazioni Unite, in programma a settembre.

E l’Italia continua a non riconoscere la Palestina

Una “questione” che non riguarda l’Italia, sempre convintamente contraria al riconoscimento dello stato palestinese. Una posizione (ormai quasi unica in Europa) che il governo Meloni cerca di nascondere enfatizzando il supporto (minimo) che il nostro Paese dà accogliendo e curando alcuni dei bambini vittime degli attacchi indiscriminati dell’esercito israeliano (al quale l’Italia continua a fornire armi). Anche ieri il ministro Guido Crosetto ha ribadito come “il nostro è, tra i governi occidentali, quello che più sta aiutando la popolazione di Gaza: cibo, cure, ospedali”.

Il cardinale Zuppi legge i nomi dei 12mila bimbi uccisi a Gaza

Intanto ieri l’arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, ha promosso una maratona di preghiera a Monte Sole (BO), durante la quale sono stati letti i nomi dei circa 12mila bambini che hanno perso la vita dal 7 ottobre 2023 ad oggi in Israele e nella Striscia di Gaza.

La denuncia di 104 Ong: “Israele usa gli aiuti umanitari come armi”

E in una nota congiunta, 104 organizzazioni umanitarie – tra cui ActionAid, Caritas, CISS – Cooperazione Internazionale Sud Sud, Emergency, Intersos, MSF, Oxfam, Save the Children e Terre des Hommes Italia – hanno chiesto la fine dell’uso degli aiuti umanitari come arma da parte di Israele.

Milioni di dollari di cibo e medicinali lasciati marcire

“Nonostante le autorità israeliane sostengano che non vi siano limiti agli aiuti umanitari che entrano a Gaza, la maggior parte delle principali ONG internazionali non è stata in grado di consegnare nemmeno un camion di forniture di prima necessità dal 2 marzo – hanno fatto sapere le associazioni – Invece di smaltire il crescente accumulo di merci, le autorità israeliane hanno respinto le richieste di decine di Ong di portare beni di prima necessità, sostenendo che queste organizzazioni ‘non sono autorizzate a consegnare aiuti’. Solo nel mese di luglio, oltre 60 richieste sono state respinte con questa motivazione. Questo ostacolo ha lasciato milioni di dollari di cibo, medicine, acqua e articoli per l’alloggio bloccati nei magazzini in Giordania ed Egitto, mentre i palestinesi stanno morendo di fame”, concludono.