Videosorveglianza al palo. Il database è inaccessibile, così è impossibile scoprire i furti

Soldi spesi in soluzioni di videosorveglianza. Ma il ministero dell’Interno ha reso impossibile l’incrocio delle informazioni del database centralizzato

Soldi spesi in soluzioni di videosorveglianza e un impegno costante per incrociare i dati. Così gli agenti di polizia locale hanno cercato uno strumento in più per aumentare la sicurezza e i controlli contro furti di auto e camion. Un’attività preziosa anche in ottica anti-terrorismo, visto che i veicoli diventano delle “bombe” per fare attentati. Ma il ministero dell’Interno, guidato da Marco Minniti, ha cambiato le carte in tavola, rendendo impossibile l’incrocio delle informazioni del database centralizzato a disposizione fino a poco tempo fa. Il motivo? L’introduzione di un nuovo software per una questione legala alla privacy. “Il servizio rappresenta uno strumento utile che permette alle forze dell’ordine di intervenire in modo tempestivo e di gestire al meglio le attività investigative degli agenti preposti”, ha sottolineato il deputato di Forza Italia, Francesco Paolo Sisto, ricordando che lo strumento gratuito, erogato dal Viminale, è venuto meno a partire dal 20 marzo 2017. Ed è accaduto “senza alcuna comunicazione, informativa ministeriale, preavviso da parte degli uffici competenti”, ha denunciato in un’interrogazione parlamentare, ritenendo ingiustificabile la decisione di procedere con la sospensione del servizio, “creando gravi difficoltà nell’espletamento dei controlli da parte dei vari soggetti istituzionali”, si legge nel testo del documento depositato a Montecitorio. Insomma, una vera e propria beffa per i Comuni che stanno continuando a investire risorse sulla sicurezza con investimenti in videosorveglianza e impianti tecnologici all’avanguardia. “Il disservizio ha comportato l’emergere di insoddisfazioni provenienti dai sindaci e dai comandanti degli uffici di polizia locale d’Italia”, ha rilevato ancora il parlamentare degli azzurri. Il sottosegretario all’Interno, Gianpiero Bocci, si è celato dietro una questione di tutela dei dati. “In adesione alle indicazioni del Garante per la protezione dei dati personali, la fruibilità di tali dati non è indirizzata ad attività di polizia ma alla mera informazione ai cittadini, che sono invitati a rivolgersi alle Forze di polizia per eventuali approfondimenti”, ha risposto in commissione alla Camera. Ma la replica non ha affatto convinto Sisto: “È davvero incomprensibile la scelta di interrompere un servizio di videosorveglianza, che si è rivelato utile nel settore della sicurezza e che sarebbe stato utile piuttosto implementare”, ha chiosato il parlamentare forzista.

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