Vietato parlare di cessate il fuoco. Nel Pd è guerra pure sulla pace

I rapporti tra Pd e M5S scricchiolano sul solito tema: la pace. Domani i cortei per fermare la carneficina a Gaza.

Vietato parlare di cessate il fuoco. Nel Pd è guerra pure sulla pace

Non si sono ancora posati i bicchieri dei festeggiamenti in occasione della vittoria alle amministrative di Foggia e il “campo largo” tra Partito democratico e Movimento 5 stelle scricchiola sul solito tema: la pace. Il presidente del M5S Giuseppe Conte ha annunciato che “il M5S aderirà alle manifestazioni del 27 ottobre (domani) che si svolgeranno in tutte le città italiane per porre fine alle violenze nel conflitto israelo-palestinese, indette dalla rete Pace e disarmo” pur partecipando senza simboli di partito che lasceranno spazio alle bandiere della pace.

I rapporti tra Partito democratico e Movimento 5 stelle scricchiolano sul solito tema: la pace

Dall’altra parte la segretaria del Pd, Elly Schlein, deve fare i conti con le divisioni interne con i soliti noti della corrente Base riformista (l’ex ministro alla Difesa Lorenzo Guerini in testa) che leggono ogni passo verso la pace come un tradimento nei confronti degli israeliani e la fronda più vicina a alla leader (con Marco Furfaro attivissimo in queste ore) che sottolinea la stonatura di un partito che rinunci a esprimere una condanna alla guerra.

È un’operazione di equilibrismo difficile. Schlein è da sempre vicina all’associazione Pace e disarmo che organizza la marcia insieme alla sinistra pacifista, Arci, Acli, Comunità di Sant’Egidio per chiedere al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di attivare “un cessate il fuoco, fermare le violenze e garantire aiuto umanitario (oltre alla convocazione Conferenza di pace che risolva, finalmente, la questione Palestinese applicando la formula dei due Stati per i due Popoli) e lo stimolo a realtà sia palestinesi sia israeliane ad attivarsi congiuntamente per rendere evidente la loro contrarietà rispetto a chi agisce con violenza contro la Pace”.

La posizione dei dem per ora si limita a un “cessate fuoco umanitario”

La posizione dei dem per ora si limita a un “cessate fuoco umanitario” che è sostanzialmente diverso dalla richiesta netta di fermare lo scontro. Sul confine tra il diritto alla difesa di Israele e una vera e propria vendetta si giocano gli equilibri interni del partito. La segretaria ha un accordo con la minoranza interna per evitare che i dissidi interni diventino pubblici rimanendo sulla linea di una netta condanna ad Hamas ribadendo la tutela del popolo palestinese, ma la domanda che pongono gli organizzatori della marcia di venerdì (che si svolgerà contemporaneamente in diverse città di’Italia) è: “Come si può pensare che l’ingresso di Israele a Gaza coincida con una possibile rappresaglia morbida”?

Il 19 ottobre Schlein, al contrario di alcuni parlamentari dem, aveva difeso il diritto di manifestare per Gaza evitando di confonderlo con l’appoggio ad Hamas: “Sono due questioni diverse – aveva detto ai microfoni di No Stop News su Rtel102.5 -. Non è accettabile inneggiare agli attentati terroristici di Hamas ma la causa palestinese è un’altra cosa: il popolo palestinese ha il diritto di esistere e di vedersi riconosciuto uno Stato. C’è stato un colpevole abbandono della causa palestinese e del processo di pace in Medioriente da parte della comunità internazionale. Sono due cose ben distinte”.

Domani i cortei per fermare la carneficina a Gaza. Conte ci sarà, Schlein no per le tensioni nel partito

Alla fine la segretaria, che domani sarà a Venezia per un evento sul diritto alla casa organizzato dal Pd, invierà alla marcia della pace una delegazione. Sulla questione ieri si è inserita prontamente la calendiana Isabella De Monte: “Sul Medio Oriente, il campo largo finisce nell’ambiguità. – dice la deputata -. Alle manifestazioni convocate venerdì dalla Rete Pace e Disarmo, ha subito messo il cappello il M5S di Conte. Il Pd non può lasciare solo il ‘diversamente’ amico, quindi Elly Schlein manderà una sua delegazione”. Per De Monte “il punto è che le parole d’ordine di queste manifestazioni sono molto ambigue, si predica lo stop subito del conflitto, che non è la pausa umanitaria richiesta dall’Ue”. E l’equilibrio precario di Schlein già traballa.

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