Vietato votare. Napolitano minaccia ancora

di Gaetano Pedullà

C’è un rischio diffuso di tensioni e scosse sociali. Parola di Giorgio Napolitano. Bontà sua, il capo dello Stato si è accorto che il Paese è allo stremo. E quando si è da troppo tempo a pancia vuota tutto può succedere. La manifestazione dei Forconi domani a Roma fa paura, così come spaventano i focolai che scoppiano improvvisi in ogni angolo d’Italia. Ieri è toccato agli studenti di Milano. Domani chissà. Quale può essere la risposta? Per la politica bisogna fare presto le riforme. Per il Quirinale va bene tutto tranne che votare. E per chi manifesta? E per chi non ha più nemmeno la forza di protestare? Per tutti questi la risposta è dare ossigeno alle imprese, spingere le banche a fare credito, tagliare le tasse. Ma soprattutto fare presto. Anzi, prestissimo. La variabile tempo non è più secondaria. E il tempo della politica, che non coincide da decenni con il tempo della vita reale, delle famiglie e delle imprese, è stato consumato tutto. Dunque bene parlare di riforme. Sono urgentissime, soprattutto quella elettorale. Contemporaneamente però servono risposte altrettanto svelte ed efficaci, per gettare acqua sul fuoco di un disagio che ha radici profonde. Il governo ha la forza per dare queste risposte? Ad oggi la risposta è no, come si vede plasticamente in una legge di stabilità che “non spacca” la crisi. Dunque serve un cambio di passo. Napolitano non può non vederlo. E l’ultima pressione fatta ieri al parlamento, con la minaccia di dimettersi se mai Renzi (o chi per lui) dovesse staccare la spina a Palazzo Chigi, ha dell’incredibile. In un Paese dove per anni fior di costituzionalisti, politologi, giornalisti hanno tagliato il capello in quattro sulle prerogative di ogni istituzione, sentire un Capo dello Stato che mette all’angolo governo e parlamento dovrebbe far gridare allo scandalo. Saremo diventati sordi, ma stranamente non sentiamo volare neppure una mosca.