Ancora una fumata nera per la nomina del presidente della Rai. La Commissione parlamentare di Vigilanza, convocata questa mattina per ratificare la designazione di Simona Agnes alla guida del servizio pubblico, ha registrato per la nona volta consecutiva il mancato raggiungimento del numero legale, facendo così slittare ancora una volta la votazione.
Alla riunione erano presenti solo i parlamentari dell’opposizione: Dario Carotenuto, Anna Laura Orrico e Gaetano Amato del Movimento 5 Stelle, Stefano Graziano del Partito Democratico e Maria Elena Boschi di Italia Viva. Nessun esponente della maggioranza si è invece presentato al voto, confermando la linea del centrodestra di boicottare le sedute dopo il mancato sostegno da parte delle opposizioni alla candidatura di Agnes.
Un atteggiamento che ha suscitato nuove polemiche. “Ancora una volta, la maggioranza fa mancare il numero legale, bloccando i lavori della Commissione di Vigilanza. È un comportamento irresponsabile e incoerente, che dimostra la profonda spaccatura nel centrodestra”, hanno denunciato in una nota i parlamentari del Partito Democratico.
“È paradossale – prosegue la nota – che gli stessi esponenti del centrodestra abbiano partecipato poco prima alla votazione sulla costituzione in giudizio della Commissione, per poi disertare un passaggio così importante come la ratifica della presidenza Rai. Si continua a strumentalizzare la Rai per logiche di potere interne alla maggioranza, con totale disprezzo per il ruolo del Parlamento”.
Vigilanza Rai ostaggio delle destre. Stallo sulla presidenza Rai: manca il numero legale. Opposizioni all’attacco
La votazione precedente, a cui il centrodestra aveva preso parte, riguardava infatti la delibera sulla costituzione in giudizio della Commissione nel procedimento relativo al ricorso presentato da Riccardo Magi (+Europa) per un presunto conflitto di attribuzione. La delibera in questione riguarda la comunicazione politica durante la campagna per i referendum, e aveva ottenuto l’approvazione il 2 aprile scorso.
Il nuovo stallo conferma l’impasse istituzionale che si protrae ormai da settimane attorno alla governance del servizio pubblico. Mentre l’azienda continua a operare senza una guida pienamente legittimata, il dibattito politico si irrigidisce su una nomina sempre più contesa e simbolica.