“Violenza di genere, bisogna puntare sulla prevenzione e contrastare anche i reati digitali”: parla la deputata M5S, Daniela Morfino

Parla la deputata M5S, Daniela Morfino, che propone una nuova legge per punire i reati digitali contro le donne.

“Violenza di genere, bisogna puntare sulla prevenzione e contrastare anche i reati digitali”: parla la deputata M5S, Daniela Morfino

Oggi è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Daniela Morfino, deputata M5S, l’Italia sta facendo concretamente qualcosa per contrastare abusi e disparità di genere?
“Qualcosa finalmente si inizia a muovere, anche se per anni la maggioranza ci ha ridicolizzato quando chiedevamo di fare di più contro i femminicidi, quando dicevamo con chiarezza che senza consenso è violenza, quando proponevamo l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole. Oggi quelle stesse misure vengono finalmente, in parte, riconosciute come necessarie, ma con un ritardo che pesa sulla vita reale delle donne e senza una strategia nazionale strutturata, rischiano di restare sulla carta. Restano ancora fragili gli investimenti nei centri antiviolenza, i percorsi di autonomia economica per le vittime, la formazione adeguata per forze dell’ordine, magistratura e tutti gli operatori coinvolti. Invece di intervenire a tragedia avvenuta, iniziamo a fare veramente prevenzione”.

Cosa pensa delle recenti dichiarazioni dei ministri Nordio e Roccella su violenza di genere e femminicidi? Ritiene che possano veicolare un messaggio pericoloso?
“Ridurre la violenza maschile contro le donne a ‘retaggio biologico’ o negare il ruolo dell’educazione affettiva e sessuale è una deriva pericolosa. Significa diseducare l’opinione pubblica e spostare l’attenzione dalle responsabilità a una sorta di destino inevitabile. Il femminicidio è il risultato di scelte, mancati investimenti, leggi non applicate e stereotipi che continuano a essere tollerati. Negarlo allontana le soluzioni e non protegge le donne”.

Lei è prima firmataria di una mozione e una proposta di legge sul tema, approfondendo anche il tema dei reati sul web. Cosa prevedono?
“Quella digitale di genere è una delle forme più gravi e insidiose di violenza contemporanea. Revenge porn, stalking digitale, diffusione non consensuale di dati e immagini, siti e community che normalizzano comportamenti sessisti e misogeni: c’è stato un incremento allarmante di questi fenomeni che colpiscono la dignità delle persone e provocano danni psicologici profondi. Vogliamo fondi certi per la prevenzione e il sostegno alle vittime, strumenti più rapidi per rimuovere contenuti violenti, sanzioni più efficaci. Chiediamo la creazione di un Punto di contatto unico per la violenza digitale, di raccordo tra Agcom, Polizia Postale, procure, Garante per la protezione dei dati personali e Dipartimento per le pari opportunità. Ma soprattutto interveniamo con l’inserimento di nuovi articoli al c.p. chiedendo di riconoscere un nuovo reato. Oggi la rete è uno dei principali luoghi di aggressione, e lo Stato deve adeguarsi”.

La proposta su consenso e violenza sessuale approvata alla Camera è un passo avanti significativo? Può cambiae i rapporti tra maggioranza e opposizione?
“È un passo avanti, senza dubbio, ma non basta questo provvedimento per dire che automaticamente si aprirà una fase nuova nei rapporti politici. Serve coerenza e se la maggioranza vuole davvero collaborare, dimostri di esserlo anche su altri temi”.

Considerando le distanze su temi come l’educazione affettiva nelle scuole, su cosa si può davvero collaborare?
“Su ciò che è condivisibile da tutti: prevenzione, formazione, potenziamento dei servizi, protezione economica e psicologica delle vittime. Sulla scuola le distanze restano forti, ma almeno si riconosca la necessità di parlare ai giovani di rispetto, parità e relazioni sane. Significa solo dare strumenti, non imporre modelli. Collaborare è possibile, ma serve una premessa: riconoscere che la violenza di genere esiste, è strutturale e si combatte solo chiamandola con il suo nome”.