Petizioni e voto sul web. Il sociologo della Comunicazione Michele Sorice promuove l’idea della Raggi: “Ben venga la democrazia diretta, ma non è una novità”

Secondo il sociologo della Comunicazione, Michele Sorice, “la democrazia diretta annunciata dai Cinque Stelle a Roma non è utopica, ma nemmeno una novità"

Passare in 5 anni “da Mafia Capitale alla Capitale della democrazia diretta”. È questa la nuova mission dei Cinque Stelle appena annunciata in una delibera. Un obiettivo che, a sentire il sociologo della Comunicazione alla Luiss, Michele Sorice, “non è utopico. Si tratta di strumenti – ha detto a La Notizia – che nell’ambito della democrazia partecipativa non costituiscono un fatto né dirompente né scandaloso”.

Vuol dire che i Cinque Stelle non stanno inventando nulla di nuovo?
Esperienze di partecipazione di questo tipo a livello nazionale già esistono. Senza contare che, per esempio, le petizioni popolari nell’ordinamento britannico erano previste già nel ‘700 e poi si sono evolute dalla forma cartacea a quella tecnologica.

Non crede che l’eliminazione dei filtri tra cittadini e istituzioni sia solo un’illusione e che di questo passo la democrazia rappresentativa corra dei rischi?
Non si può cancellare il meccanismo della democrazia rappresentativa. Ma se a questa si affianca un’altra possibilità, quella di una democrazia partecipativa online, non è affatto una cosa negativa. Anzi è un modo per invogliare i cittadini ad una maggiore partecipazione, a patto che lo si faccia in maniera aperta e trasparente.

Come la mettiamo col digital divide: non si rischia di creare uno strumento d’élite?
Questo rischio c’è. Si tratta comunque, almeno all’inizio, di uno strumento elitario per persone che hanno disponibilità di tempo o di natura culturale ed economica, oltre che di conoscenza delle tecnologie. Non conosco i contenuti della delibera. Di sicuro, però, sarebbe auspicabile garantire anche forme di partecipazione off line per tutti quelli che non sono dei frequentatori del web o per un gap anagrafico oppure culturale ed economico.

L’annullamento dell’esito delle comunarie a Genova, solo per citare l’ultimo caso, non è un buon biglietto da visita per la rivoluzione annunciata nella Capitale.
Condivido le perplessità sull’utilizzo delle consultazioni online ma in questo caso comunque parliamo di strumenti già in uso. Penso alla città di Milano dove c’è “PartecipaMi”, una piattaforma del Comune grazie alla quale i cittadini possono interagire con l’amministrazione.

E crede che in una città grande come Roma un progetto di questo tipo sia fattibile?
A livello teorico sì. Bisognerà vedere poi come le petizioni ma soprattutto i referendum saranno calati nella realtà locale.

Errori da evitare?
Ben vengano i referendum senza quorum che in generale favorisce la deresponsabilizzazione. Ma va evitato il mero voto elettronico interattivo. Solo una piattaforma che crei dibattito tra le persone può rivelarsi un esperimento positivo.

Ma pure l’illusione nelle persone di essere protagoniste.
Tutti gli strumenti di partecipazione online creano da un lato possibilità di trasparenza ma dall’altro anche l’illusione dell’accesso. Va messo in conto.

Twitter: @vermeer_