Vuole fare il presidente di Cassa Depositi, spinto dalle fondazioni, ma è al vertice di uno dei principali fornitori della stessa Cassa. Tononi e l’ombra del conflitto d’interessi

Tononi, l'uomo delle fondazioni e il conflitto d'interessi in Cassa Depositi

di Stefano Sansonetti

I più diplomatici parlano di una questione di opportunità. I meno diplomatici di un bel conflitto d’interessi. Protagonisti dell’azione sono i poteri forti, ma un po’ in difficoltà, delle fondazioni bancarie. Come è emerso nei giorni scorsi il settore, rappresentato dall’Acri sin guidata dall’uscente Giuseppe Guzzetti, sta cercando in ogni modo di tenere una presa molto salda sulla Cassa Depositi e Prestiti, ai loro occhi minacciata dal nuovo vento pentaleghista. Le fondazioni, azioniste di Cdp con il 16% (il resto è in mano al Tesoro), hanno diritto di nominarne il presidente. E il nome del prescelto, Massimo Tononi, gira già da diverso tempo (La Notizia ne parla addirittura dallo scorso aprile).

INCETTA DI POLTRONE. Il fatto è che finora non tutti sembrano aver considerato nella dovuta maniera il consistente pacchetto di poltrone in vari Cda occupate dal medesimo Tononi, un passato in Goldman Sachs e al Ministero dell’economia come sottosegretario del Governo Prodi. Si dà infatti il caso che oggi il pupillo delle fondazioni vanti posti nel Cda di Mediobanca, di Italmobiliare (holding di partecipazioni della famiglia Pesenti), di Isa-Istituto atesino di sviluppo (holding di partecipazioni che lo vede anche presidente e che fa capo alla Curia di Trento) e di Prysmian. Quest’ultima, tra le altre, sembra meritare qualche riflessione. Prysmian, infatti, è una società quotata in Borsa, attiva nella fornitura di cavi e fibre ottiche per il settore delle telecomunicazioni. Il tutto per un fatturato che si aggira intorno agli 8 miliardi di euro. Il legame tra la società e Tononi è particolarmente consolidato, visto che l’ex collaboratore di Prodi è entrato in Cda nel lontano 2010, diventandone presidente nel 2012. Carica che mantiene tutt’ora. Questo per chiarire che Tononi nella società non è certo una meteora di veloce passaggio.

IL DETTAGLIO. Il punto che nessuno ha finora messo a fuoco, però, è che Prsymian già adesso è uno dei fornitori della galassia di Cassa Depositi e Prestiti. E con lo sviluppo dei progetti sulla banda larga potrebbe incrementare questo rapporto. Da un documento reperibile on line risulta che la società è in diversi elenchi di fornitori ritenuti idonei da Open Fiber, la società della banda larga controllata proprio da Cassa Depositi e Prestiti e da Enel. E così si apprende che Prysmian è idoneo a offrire a Open Fiber forniture come cavi in fibra ottica, accessori, telai, armadi, muffole e ricoveri apparati. Certo, si dirà che Tononi, se nominato in Cdp, si dimetterà da Prysmian. Il fatto certo è che le fondazioni vogliono alla presidenza della Cassa Depositi il presidente di uno dei principali fornitori della stessa Cassa. Non proprio un’operazione da vento del cambiamento.

LA STRONCATURA. Così come, almeno secondo i grillini, non va in una nuova direzione il profilo di Massimo Sarmi quale prossimo amministratore delegato della Cdp. A esprimersi in tal senso è stato ieri Stefano Buffagni, capogruppo alla Camera dei Cinque Stelle e uomo delle nomine del Movimento. “Non mi sembra sia il cambiamento”, ha tagliato corto riferendosi a Sarmi, legatosi nei primi anni 2000 all’allora An, adesso più vicino alla Lega. A questo punto sembrano riprendere corpo le quotazioni di Dario Scannapieco, vicepresidente della Bei (Banca europea degli investimenti), con trascorsi al Tesoro e buoni rapporti con il presidente della Bce, Mario Draghi.