Luca Zaia è furioso. E tutti i veti subiti ora li rispedisce al mittente, con cattiveria quasi. Ha dovuto ingoiare il no a un nuovo mandato, poi il no a una sua lista e infine l’ennesimo no al suo nome sul simbolo. Davvero troppo per il Doge. Che rivela: tutti questi veti sono stati chiesti dagli alleati del centrodestra in cambio della presidenza del Veneto alla Lega.
La denuncia contro gli alleati
“A noi, sia a me che ad Alberto (Stefani, candidato leghista per le Regionali, ndr), risulta che questa sia stata una pregiudiziale per portare a casa la presidenza. Io non credo a quello che leggo sui giornali, ovvero che è tutto un problema leghista, considerato che di veti ce ne sono stati tanti. Noi prendiamo atto, dopodiché sono ancora vivo e in vita, cercherò di viverla bene”. E quello che farà in futuro, assicura, lo dirà a momento debito. Ma non dimentica Zaia i no e le porte sbattute in faccia.
La minaccia
“Nel momento in cui accade – ha spiegato Zaia – che tu sei il presidente uscente e sparisce la lista del presidente, e lo posso capire quando non sono candidato, sembrava che si potesse mettere il mio nome sul simbolo della lista, e ho visto che c’è stato un veto a livello nazionale, allora ho detto ‘se sono un problema, vedrò di renderlo reale il problema’. Cercherò di organizzarmi in maniera tale da rappresentare fino in fondo i veneti. C’è tempo per decidere come e in che modalità rappresentarli. Dovrei essere immodesto per dirlo, ma tutti i sondaggi in questi anni lo hanno detto ampiamente. E’ ovvio che la mia figura rappresenta una garanzia, per questo amore che ho sempre avuto con i veneti, e anche perché sono stato quello che ha saputo dire tanti sì ma anche tanti no. Non è questione di ‘esilio’, penso che l’unica preoccupazione che ho è che questa regione resti la numero uno a livello nazionale”.