Zelensky ha bisogno di una tregua

Una volta tagliato il cordone ombelicale tra Europa e Mosca lo scopo della guerra in Ucraina è stato raggiunto.

La fine della guerra in Ucraina potrebbe non essere molto lontana. La vicenda del missile atterrato in Polonia su un’azienda agricola ha segnato la svolta, o meglio ha scoperchiato una realtà che, dietro le quinte, stava già cambiando.

Una volta tagliato il cordone ombelicale tra Europa e Mosca lo scopo della guerra in Ucraina è stato raggiunto

Nelle ore in cui Varsavia minacciava il ricorso agli articoli 4 e 5 del Trattato atlantico e Kiev strepitava che ora la Nato deve scendere in guerra, Washington lodava “la moderazione della Russia” e Mosca apprezzava “la cautela del governo americano”.

Questa improvvisa quasi-sintonia tra Washington e il Cremlino è una notizia catastrofica per Zelensky e le sue pazzoidi ambizioni di “vincere la guerra” contro una delle due superpotenze nucleari del mondo. Così l’episodio della Polonia ha avuto un seguito. L’insistenza di Zelensky che il missile fosse russo e non ucraino ha irritato gli Usa.

Un diplomatico americano, sotto anonimato, dichiarava al Financial Times: “Zelensky si sta rendendo ridicolo. Gli ucraini distruggono la nostra fiducia in loro. Nessuno fa una colpa all’Ucraina e però loro continuano a mentire. Questo è più distruttivo del missile”.

Due giorni dopo la Cnn affermava che Zelensky aveva cercato di parlare con Biden, ma la Casa Bianca non aveva fissato alcun appuntamento per la telefonata, e la conversazione dunque non c’era stata. La freddezza di Washington verso il suo alleato è evidente. Si può speculare se si tratti di una novità o se il malumore americano fosse preesistente all’incidente del missile. Ma il risultato è lo stesso.

Il sistema energetico ucraino è vicino al “collasso finale”

Nel frattempo la sicumera del governo Zelensky subisce colpi anche sul piano interno. Secondo un rapporto dell’Ue, il sistema energetico ucraino è vicino al “collasso finale” per via degli attacchi russi alle centrali e l’esaurimento di pezzi per le riparazioni. Lo stesso governo di Kiev ha dichiarato che “non ci saranno black-out programmati ma solo accensioni programmate, e purtroppo per non più di due o tre ore al giorno”.

La sofferenza della popolazione è immaginabile, specie col gelo invernale già iniziato, e se ne osservano i primi risultati. Per esempio la regione di Odessa non è stata colpita nei suoi impianti elettrici, ma si vede privata di energia ogni giorno per lunghi intervalli perché la residua capacità della rete è convogliata in altre zone. Ci sono state proteste di piazza a Odessa, mentre fonti russe segnalano che il governo avrebbe bloccato migliaia di utenti di Tik Tok polemici con il regime di Zelensky e avrebbe mandato in zona alcune “brigate nazionali” (quelle simili alla Azov) per rinforzare l’ordine pubblico.

Zelensky appare stretto tra l’incudine e il martello

In sintesi, Zelensky appare stretto tra l’incudine e il martello. Da una parte l’America che non sembra più così collaborativa, dall’altra la situazione interna che si degrada. È probabile che Washington usi questa crisi per indurre Kiev a una trattativa di pace, costi quel che costi in termini politici e territoriali: tanto, a pagare non saranno gli americani bensì gli ucraini, dopo 110 mila soldati morti, 8000 lutti civili, 14 milioni di profughi all’estero, l’economia distrutta all’80% e il 20% del territorio che è e rimarrà in mano ai russi. Le spese della ricostruzione graveranno in gran parte sulle spalle dei cittadini europei.

Gli Stati Uniti possono ben dire di aver ottenuto gli obiettivi strategici che si erano prefissi

Gli Stati Uniti guidati da Joe Biden possono ben dire di aver ottenuto gli obiettivi strategici che si erano prefissi e prendono atto che ora non vale più la pena di rischiare un’escalation nucleare. Il principale degli obiettivi era di tagliare il cordone ombelicale tra l’Europa ricca di tecnologie e la Russia depositaria di immense risorse naturali (non limitate a gas e petrolio). Missione compiuta, e non solo con il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream ma soprattutto con il fossato politico scavato tra Europa e Mosca. Gli europei ci sono caduti dentro, per ingenuità o meglio per viltà, e ne pagheranno le conseguenze strategiche per decenni.

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