Zuppi due ore da Biden, il soldato Joe chiude alla pace

Zuppi rilancia la carta diplomatica in Ucraina, ma a Washington si è trovato davanti un muro da parte di Biden.

Zuppi due ore da Biden, il soldato Joe chiude alla pace

Prima Kiev, poi Mosca e quindi Wasghinton. Prosegue senza sosta la missione di pace che Papa Francesco ha affidato al presidente della Conferenza episcopale italiana e Cardinale Matteo Zuppi. Proprio ieri, infatti, l’inviato del Vaticano, partito a sorpresa lunedì verso la capitale americana, ha varcato in punta di piedi l’ingresso della Casa Bianca dove ha tenuto un colloquio fiume, durato oltre due ore, con il presidente Joe Biden.

Zuppi negli Usa, la missione di pace per l’Ucraina

Un viaggio che, con le sue tre tappe, ha anche un ulteriore significato visto che smonta mesi di retorica bellicista secondo cui la pace dipende solo ed esclusivamente da Vladimir Putin. Già perché se così fosse, allora sarebbe bastato andare a Mosca per parlare con lo zar e provare convincerlo a farla finita con questa barbara e insensata invasione che, cosa su cui nessuno ha dubbi, lui ha iniziato. Ma evidentemente ciò non può bastare perché gli attori in gioco sono molti di più di quanto non ci vogliano far credere.

A partire dal leader ucraino Volodymyr Zelensky, il quale continua a tenere serrata la porta della diplomazia, e per finire con il presidente americano che supporta l’alleato in chiave anti-Putin. Si tratta di player fondamentali da cui dipende l’interruzione delle ostilità e che, cosa che la Santa Sede ha ben chiara in mente, devono tornare a sedersi al tavolo delle trattative con l’invasore russo al fine di cercare una exit strategy. Ed è proprio questo il senso del viaggio di Zuppi che, come ha ripetuto all’infinito, non è volto a una pace immediata, quanto al porre le basi per riallacciare il dialogo da cui essa dipende.

Il colloquio tra Zuppi e Biden

Su cosa si siano detti Zuppi e Biden, regna il massimo riserbo. È certo, tuttavia, che la discussione è iniziata affrontando il nodo delle migliaia di bambini ucraini rapiti dai russi e portati oltreconfine per essere rieducati. A renderlo noto è stata la stessa Casa Bianca che ha affermato proprio che l’impegno della Santa Sede per “il ritorno dei bambini ucraini deportati con la forza” è stato elemento centrale del faccia a faccia.

Nella stessa nota, ciò a riprova di come il dialogo sia stato ben più ampio, si legge che in relazione al prossimo concistoro che si terrà il 30 settembre, “il Presidente Biden ha espresso i suoi auguri per il continuo ministero di Papa Francesco e per la sua leadership globale e ha accolto con favore la recente nomina a cardinale di un arcivescovo statunitense” in riferimento a don Robert Francis Prevost di Chicago.

La prossima mossa del Vaticano per la pace in Ucraina

Ma al di là della nota ufficiale, è chiaro che si è parlato anche di altro. L’inviato di Papa Francesco, infatti, avrebbe passato in rassegna le possibilità di determinare iniziative umanitarie che possano attivare concreti percorsi di pace. Peccato che la strada sia ancora una volta in salita perché, secondo quanto trapela da fonti ben informate, il Presidente americano da parte sua avrebbe risposto scaricando tutte le responsabilità sul proseguimento delle ostilità su Vladimir Putin. “Un’ingiustificata ostinazione bellica del Cremlino”, così l’avrebbe definita Biden, che “sta progressivamente compromettendo il futuro della Russia”.

Parole che lasciano ben poco spazio alla diplomazia e che dimostrano come, se non ci sarà un cambio di atteggiamento da parte di tutte le parti coinvolte, la guerra è destinata ad essere ancora lunga. Tutte ragioni per le quali non si esclude che Zuppi, dopo aver riferito a Papa Francesco, poi parta per un’altra missione lampo a Pechino per chiedere al Presidente Xi Jinping di sostenere l’iniziativa di pace del Vaticano così da evitare che la guerra sfugga definitivamente di mano.