A Gaza un giorno di tregua è già un miracolo

Di Giovanna Tomaselli

La ritirata di Israele senza aver raggiunto alcun obiettivo sensibile, se non una trentina di tunnel per la fuga dei palestinesi, avrà anche accresciuto il prestigio di Hamas, ma ha anche mostrato il volto umanitario che da quasi un mese mancava a Gaza. La tregua resiste, l’artiglieria di Tel Aviv tace e Hamas ha smesso di sparare razzi. Un silenzio irreale dopo 29 giorno di inferno. Un miracolo, anche per come è nato questo cessate il fuoco raggiunto grazie alla mediazione dell’Egitto, apparentemente un intermediario senza frecce al suo arco. Ma nel delirio dell’ennesima crisi in Medio Oriente nulla è più scontato. Ora si attende la mano tesa della solidarietà, con oltre 300 camion attesi in queste ore a Gaza con materiale sanitario, ambulanze, viveri. Dove fino a ieri era un incubo serve tutto, a partire dall’elettricità.

Cessate il fuoco fragile
La tregua resta però fragile. Le provocazioni da una parte e dall’altra sono dietro l’angolo e ieri fino all’ultimo istante le due fazioni hanno sparato tutto quello che hanno potuto le une contro le altre. Basteranno appena 72 ore (tanto è lunga la tregua) per avviare un dialogio che porti a una cessazione duratura delle ostilità? I negoziati sono certamente difficili, visto che tra le condizioni poste c’è la richiesta che lo Stato ebraico torni al tavolo del Cairo. Una strada abbandonata la scorsa settimana dal governo di Netanyahu. Una delegazione israeliana e una palestinese, di cui fanno parte membri di Hamas e della Jihad islamica, dovrebbero incontrarsi già oggi in Egitto. In ogni caso l’esercito israeliano, pur ritiratosi interamente dalla striscia, ha lasciato un contingente a ridosso della zona di guerra.

Corpi sotto le macerie
Il bilancio resta comunque pesante. Dall’inizio dell’offensiva israeliana, l’8 luglio scorso, sono stati uccisi 1.900 palestinesi, tra i quali circa 400 bambini. Altri 9.000 sono rimasti feriti e gli sfollati sono 285.000 soltanto nei rifugi gestiti dall’Onu. Numeri che sembrano oltretutto destinati a crescere perchè sotto le macerie potrebbero trovarsi molte altre vittime. Israele sostiene di aver ucciso almeno 900 terroristi, ma distinguere tra terroristi e persone incolpevoli è impossibile. Sul fronte israeliano, sono morti 64 soldati e tre civili. Tra i 97 soldati feriti, nove versano in gravi condizioni.

La Casa Bianca aiuta Tel Aviv
La Casa Bianca intanto ha accolto con favore la notizia della tregua. “È un’iniziativa importante. La sosteniamo pienamente – ha detto Tony Blinken, il vice consigliere per la sicurezza nazionale -. Ora spetta ad Hamas dimostrare che rispetterà le condizioni”. Per non correre rischi però il presidente Barack Obama ha però firmato il disegno di legge che garantisce l’aumento di 225 milioni di dollari per finanziare Iron Dome, il sistema antimissile di Israele rivelatosi molto efficace nell’intercettare i razzi di Hamas. Un sostegno – ha spiegato il governo Usa – al diritto dello Stato ebraico a difendersi, ma anche l’appello alla autorità israeliane affinché facciano il possibile per evitare vittime tra la popolazione civile di Gaza. Dal 2011 a oggi gli Stati Uniti hanno finanziato Iron Dome con 700 milioni di dollari.