Altro che Pd allargato, c’è spazio solo per gli amici. Il maxi-Centrosinistra di Zingaretti si riduce al ritorno di Speranza & C.

Il Pd guarda ad altre formazioni a causa della morìa di candidature interne

Un nuovo centrosinistra. Che raccolga tutte le voci e guardi, dopo la fallimentare esperienza renziana, più a sinistra che al centro. Sulla scia di quest’intento programmatico Nicola Zingaretti è diventato il nuovo segretario del Pd. E su questa scia, come si sa, i primi sondaggi post-nomina hanno dato un Partito democratico in forte ascesa, quasi pari al Movimento cinque stelle con cui pure Zingaretti ha detto di voler dialogare. Insomma, dopo una stagione inclusiva com’è stata quella di Matteo Renzi, il nuovo segretario pare proprio voler dialogare con tutti. Specie a sinistra.

I fatti, però, dicono tutt’altro. La ragione per cui i dem starebbero guardando ad altre formazioni sarebbe da ricondurre, come si sa, alla morìa di candidatura interne ai dem. Gli occhi sarebbero rivolti, però, solo ai figliol prodighi di Mdp. “Roberto Speranza e Nicola Zingaretti sono amici di lunga data: è quello il gruppetto a cui punta il Pd”, si mormora in Transatlantico. Anzi: più di qualcuno sarebbe pronto a giurare di aver visto personaggi vicini a D’Alema, Bersani & C. andare a votare alle primarie per Zingaretti. “D’altronde – aggiunge qualcun’altro – Mdp o si aggancia al Pd oppure sparisce”.

Insomma, il tornaconto se così si può dire è biunivoco. Quel che non si può dire, invece, è che l’obiettivo sia una famiglia allargata. A quanto risulta a La Notizia, infatti, nessun colloquio sarebbe stato mai avviato dal “nuovo” Pd di Zingaretti con le altre due formazioni che formavano alle scorse politiche Liberi e Uguali: Possibile e Sinistra Italiana. Né con Dema di Luigi de Magistris, né tantomeno con Potere al Popolo et similia. Segno, evidentemente, che la paventata coalizione “de sinistra” in realtà è solo teoria e poca pratica. Ma c’è di più. Come fa notare più di qualcuno, paradossalmente la formazione che porterà il Pd alle europee è più stringata di quella che ha portato Renzi alle politiche.

In quella circostanza insieme ai dem c’era +Europa di Emma Bonino e “Insieme”, lista che teneva assieme Psi e Verdi. Oggi, invece, +Europa correrà con Italia in Comune, la formazione che fa capo a Federico Pizzarotti. E i Verdi, invece, si sono alleati con Possibile, in un progetto alternativo alle solite schermaglie e che guarda a tematiche tanto reali e urgenti quanto sottovalutate dai soliti schieramenti. “Europa Verde – questo il nome della lista – è un progetto ecologista e progressista che vuole rispondere alle istanze dei giovani scesi in piazza, aderendo allo sciopero globale per il clima, per chiedere nuove politiche. Ma in questa lista ci sono anche proposte concentrate sul protagonismo femminile, per rovesciare gli schemi”, ha spiegato la segretaria di Possibile, Beatrice Brignone.

Al Pd, a questo punto, tra i tanti no raccolti, non resta che Carlo Calenda (il cui progetto elefantiaco alla fine ha partorito un topolino) e qualche sparuto accordo qui e lì, a cominciare da Giuliano Pisapia. Per il resto la mega coalizione di centrosinistra, ad oggi, si è ridotta alla solita ditta che di nuovo ha ben poco. A Zingaretti, a quanto pare, non resta che provare a “sfilare” candidati qui e lì. Così, secondo alcuni ben informati, andrebbe letta la proposta avanzata dai dem di candidare Elly Schlein, la giovane eurodeputata di Possibile. Nessuna smentita è arrivata dall’europarlamentare. Nel partito, però, nessuno ha notizie in tal senso, vista l’alleanza appena fatta con i Verdi. Insomma, amici di vecchia data, solita ditta, movimenti sottobanco e zero aperture alle altre formazioni. Benvenuto nuovo vecchio Pd.