Armi e munizioni francesi in Libia. Macron colto con le mani nel sacco. La denuncia arriva da Al Jazeera. Haftar minaccia i militari italiani: andate via da qui

Le forze francesi sorprese a consegnare motoscafi e armi nel porto di Ras Lanuf in Libia

Qualcuno non voleva crederci ma ora sostenere che Emmanuel Macron non stia aiutando il generale Khalifa Haftar nella conquista di Tripoli sarà davvero complicato. Eh si perché ieri, come comunicato dalla rete all news Al Jazeera, la Francia è stata colta con le mani nel sacco a consegnare motoscafi e armi nel porto di Ras Lanuf, importante scalo petrolifero costiero nel Golfo di Sirte, all’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna) guidato da leader della Cirenaica.

Un episodio che se confermato non dovrebbe sorprendere perché non farebbe altro che aggiungersi ad altri precedenti, come il caso delle settimane scorse in cui alcuni specialisti francesi erano stati sorpresi nel Paese nordafricano, che mettevano in mostra il vizietto dei transalpini di immischiarsi nella faccenda libica. Così poco importa se l’Onu e letteralmente mezzo mondo, Italia inclusa, si siano schierati dalla parte del governo di unità nazionale del premier Fayez Al Serraj perché Macron intende giocare la sua partita sottobanco e a dispetto di tutto e tutti.

Anzi, il premier francese, ciò a rendere ancor più losca la vicenda, ad oggi non ha riconosciuto in maniera aperta e pubblica Haftar. Insomma un bluff che ora è stato definitivamente smascherato. Quel che è peggio è che in tutta questa situazione, dopo settimane di scontri, la crisi libica continua ad aggravarsi sempre più e a pagarne il prezzo sono i cittadini dello Stato nordafricano. E infatti, anche grazie agli aiuti ricevuti, da ieri l’esercito del Generale ha ripreso a bombardare pesantemente la zona Sud della Capitale, causando decine di morti e feriti.

Ma la situazione nelle ultime ore sembra essere ulteriormente precipitata. Le truppe fedeli ad Haftar, forti dell’appoggio francese ma anche di quello americano, sentono la vittoria dietro l’angolo e infatti hanno alzato il tiro arrivando a minacciare, non tanto velatamente, i nostri stessi militari. “Occorre che l’Italia ritiri al più presto il suo ospedale militare da Misurata”, città fedele ad Al Serraj, perché “abbiamo le prove che quella struttura ormai non ha più nulla di umanitario, ma costituisce un valido aiuto per le milizie che combattono contro il nostro esercito”.

A parlare così è il generale Ahmed Mismari, ossia il portavoce di Haftar, che ha poi proseguito spiegando: “L’ospedale era stato inviato per assistere i feriti negli scontri contro Isis a Sirte nel 2016. Ma quei combattimenti sono terminati da un pezzo, perché restano 400 soldati italiani? Da quella base partono gli aerei che bombardano le nostre truppe e causano vittime anche tra i civili. Crediamo che gli italiani abbiano un ruolo nel addestrare le milizie. Non va bene, devono andarsene”. Una dichiarazione che, in modo tutt’altro che casuale, è arrivata a poche ore dalla telefonata tra il premier Giuseppe Conte e il suo omologo Al Fajez, con cui l’Italia ha ribadito l’intenzione di arrivare ad una “stabilizzazione del Paese” in modo pacifico.