Boom di procedure d’infrazione. Rischiamo una stangata Ue. I procedimenti sono aumentati del 25%. L’Italia mai andata così male negli ultimi due anni

Mai andati così male. Mai così male negli ultimi due anni. Nei 14 mesi del Governo Conte 1 le procedure di infrazione aperte dall’Unione europea nei confronti dell’Italia sono aumentate del 25%, passando da 59 a 79. Il rischio di un salasso fatto di pesantissime sanzioni è concreto. I dati diffusi dalla fondazione Openpolis sono impietosi. Tra uno spot e un selfie, una diretta Facebook e un tweet, tanti contro Bruxelles e con la promessa che Roma sarebbe tornata sovrana, sembra che i gialloverdi abbiano perso di vista le soluzioni alle tante violazioni agli obblighi del diritto comunitario e soprattutto di ricordare che mettersi fuori dalle regole europee equivale a pagare milioni di euro a Bruxelles. Con il risultato che sempre Giuseppe Conte, ma con il Conte 2, si trova tra le mani un’altra patata bollente.

IL QUADRO. Quando Giuseppe Conte ha messo per la prima volta piede a Palazzo Chigi, nel giugno 2018, le procedure di infrazione erano giunte al minimo. Nella precedente legislatura soltanto Enrico Letta, durante il suo mandato, le aveva viste aumentare, passando da 98 a 119. Con Matteo Renzi si erano ridotte a 70 e Paolo Gentiloni era riuscito addirittura a portarle a 59. I gialloverdi hanno quindi iniziato con un’eredità leggera. Molto più facilitati di altri. Ma già alla fine dello scorso anno, dopo sei mesi di Conte 1, le procedure di infrazione erano arrivate a quota 70 e quando si è insediato il Conte 2, i giallorossi ne hanno trovate ben 79. Procedure e relativi rischi di pesantissime sanzioni aumentati vertiginosamente dopo che per due anni erano stati in calo. Con il risultato che, tra i Paesi dell’Unione europea, l’Italia è ora al terzo posto per il più alto numero di procedimenti aperti, preceduta soltanto dai 98 della Spagna e dagli 84 della Grecia. E seguita dalla Germania, con 78 procedure di infrazione, dalla Polonia con 76 e dal Belgio con 69.

IN PASSATO. Sinora l’Italia, all’esito di sole cinque procedure di infrazione, dal 2012 ad oggi, ha pagato all’Europa sanzioni per 547 milioni di euro. Una stangata dovuta alle mancate soluzioni alle duecento discariche abusive disseminate sul territorio nazionale, alla piaga delle ecoballe in Campania, ai problemi nella depurazione delle acque reflue, agli aiuti a Venezia e agli aiuti per interventi a favore dell’occupazione mai recuperati. Nel sistema di monitoraggio InfringEye messo a punto da Openpolis, emerge inoltre che a livello europeo, negli ultimi quattro anni, le procedure di infrazione sono aumentate del 16.6%, raggiungendo il numero di 1571 nel 2018. La maggior parte, il 19%, sono legate a problemi in campo ambientale, il 15% a quelli sulla mobilità e i trasporti, il 10% a quelli sul mercato interno, il 9% alle migrazioni e agli affari interni, il 6% a tasse e affari doganali e il 5% all’energia. In troppi sono sempre pronti a schivare le regole.