Dalla Grecia al Portogallo, il flop dei governi filo-europei. Rivolta della sinistra lusitana contro l’austerità. Esecutivo conservatore affondato in dieci giorni

La politica dell’austerità fa sempre meno proseliti in Europa. La ribellione questa volta arriva dal Portogallo con la sinistra unita che fa cadere il governo conservatore. Uno schiaffo che rimbomba da Lisbona fino a Bruxelles. L’esecutivo di centrodestra guidato da Pedro Passos Coelho, leader del partito social democratico, è costretto a cedere il passo dinanzi ai 123 voti messi in piedi dall’alleanza tra il partito socialista di Antonio Costa, il Blocco di sinistra, il partito comunista e i Verdi. Adesso il presidente della Repubblica, Anibal Cavaco Silva, dovrà decidere se affidare a Costa l’incarico di formare l’esecutivo o, in alternativa, a un governo di composizione tecnica.

LO SCHIAFFONE
L’accordo delle forze che hanno rovesciato il governo prevede una netta opposizione alle politiche di austerità imposte dall’Europa. Il Portogallo aveva ottenuto 78 miliardi di aiuti in cambio dell’ok al programma europeo. Costa, in attesa delle decisioni del presidente della Repubblica, parla già da premier mettendo alcuni punti al centro del programma: innalzamento del salario minimo, ripristino della contrattazione collettiva, scongelamento delle pensioni e degli stipendi del pubblico impiego e, infine, il ripristino delle festività abolite. Un programma che solo a sentirlo fa tremare i burocrati europei. Costa col suo partito socialista ha ottenuto il 32% dei voti. “Il nostro obiettivo è chiudere con l’austerità rimanendo nell’euro” ha ribadito Costa, “è possibile far crescere il reddito delle famiglie senza essere per forza d’accordo sulla Nato così come si può far scendere le tasse sulla classe media pur non avendo la stessa opinione sulla nazionalizzazione della rete elettrica”.

MAGGIORANZA INSUFFICIENTE
Eppure il voto di un mese fa aveva sancito la vittoria di Coelho con il 38,6% dei voti. Era stato un voto consapevole delle conseguenze politiche dovute all’attuazione delle dure misure richieste da Bruxelles. Che la maggioranza a favore dell’esecutivo di centrodestra non fosse così ampia da far dormire sonni tranquilli era sembrato chiaro sin dal primo istante successivo ai risultati delle urne. Ed, infatti, è bastato un attimo a rovesciare il banco.
Il Portogallo già da 12 mesi circa è uscito da programma di Ue, Fmi e Bce. Si apre un’altra patata bollente.Dalle parti di Bruxelles temono già un altro caso Grecia. E i timori appaiono più che fondati.