È risorto il Nazareno. Dem e Forza Italia di nuovo a braccetto. Altro patto in vista: sfida decisiva sulla legge elettorale

Prima il voto compatto per respingere la sfiducia a Lotti. Ieri stessa alleanza per “salvare” Minzolini. Il Nazareno risorge per salvare i suoi uomini

Agatha Christie, giallista di fama mondiale, diceva che “un indizio è un indizio, due sono una coincidenza ma tre fanno una prova”. Tutto vero. Ma in politica, è cosa risaputa, le coincidenze non esistono. Non sono mai esistite. Ecco perché molto probabilmente ha ragione chi, come il deputato ex Sinistra Italiana Arturo Scotto, oggi in Mdp, si è domandato se quanto è accaduto negli ultimi due giorni a Palazzo Madama sia solo un’operazione nostalgia oppure il ritorno alla grande coalizione. Cioè al famigerato Patto del Nazareno, quello stretto ormai tre anni fa da Matteo Renzi e Silvio Berlusconi nella sede del Partito democratico e abortito dopo l’elezione di Sergio Mattarella al Quirinale. I fatti, del resto, parlano chiaro. I senatori di Forza Italia che mercoledì pomeriggio lasciano l’Aula durante il voto sulla mozione di sfiducia contro il ministro dello Sport Luca Lotti (coinvolto nell’inchiesta Consip), presentata dal M5S e respinta a larga maggioranza (161 no, 52 sì e due astenuti). E meno di 24 ore dopo 19 senatori del Pd che, complice pure la “libertà di voto” lasciata al gruppo dal presidente Luigi Zanda, votano insieme agli azzurri salvando l’ex direttore del Tg1 Augusto Minzolini dalla decadenza dopo una condanna per peculato passata in giudicato. Ovvio quindi che non possa trattarsi solo di una casualità. Soprattutto perché la campagna elettorale – anche se non ufficialmente – è già cominciata e sul tavolo c’è un piatto ricco, anzi ricchissimo: quello della legge elettorale.

Piatto ricco – E allora? Eccolo il terzo indizio che, sempre citando la nota giallista, rappresenterebbe la prova del rinnovato accordo tra i due partiti. Un particolare che La Notizia aveva raccontato il 4 marzo scorso. Il quale, riletto oggi, assume tutto un altro sapore. La sostanza è questa: dopo la nomina di Anna Finocchiaro a ministro per i Rapporti con il Parlamento del Governo Gentiloni, è rimasta scoperta l’importante casella di presidente della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama. Importante proprio nell’ottica del nuovo sistema di voto che dovrà necessariamente prendere il posto dell’Italicum, “smontato” dalla Consulta. Il Pd vorrebbe che quella poltrona finisse nelle mani di uno fra Roberto Cociancich, Stefano Collina e Francesco Russo, ma complice la scissione di un pezzo del partito non dispone dei voti necessari in commissione per portare a termine l’obiettivo con gli alleati di maggioranza.

L’accordo – Obiettivo che invece potrebbe essere raggiunto proprio grazie ai voti di Forza Italia, che nell’organismo parlamentare conta le presenze di Anna Maria Bernini, Claudio Fazzone e Lucio Malan. La contropartita? Una legge elettorale condivisa e condivisibile. “Si potrebbe raggiungere un accordo fra noi e il Pd”, ci aveva spiegato un importante parlamentare berlusconiano. Insomma, il Nazareno è ormai pronto a risorgere.

Twitter: @GiorgioVelardi