Esercizio provvisorio. Un incubo che avvicina le imprese al Governo. Confindustria esprime stima per Conte. Se salta, il 2020 sarà un disastro

L’apprezzamento che non ti aspetti. Il discorso di Conte agli italiani è stato “un grande atto di onestà intellettuale da parte del premier”. A dirlo non sono solo migliaia di semplici cittadini che hanno manifestato ancora ieri il loro giudizio positivo attraverso i social network e la rete, ma addirittura Vincenzo Boccia, il presidente di quella Confindustria che invece spesso e volentieri ha criticato l’Esecutivo gialloverde. Quello del Presidente del Consiglio, ha detto testualmente il leader degli industriali, “mi sembra una denuncia pubblica ai due partiti di Governo messi all’angolo”. L’alleanza è difficile, insomma, ma la mossa di Conte è corretta e, per logica conseguenza, c’è da sperare che le due forze politiche che reggono Palazzo Chigi continuino a farlo.

LA SORPRESA. Un’inversione a U, dunque, rispetto anche al più recente passato. Ma com’è possibile una tale metamorfosi, soprattutto se si considera che in particolare i Cinque Stelle hanno tosato i contributi e le regalie di Stato concesse da una vita ai soliti noti? Il sospetto – ma è più di un’ipotesi – è che il sistema della grande impresa si sia fatta due conti e ha capito quanto le costerebbe se il Paese andasse in esercizio provvisorio, epilogo quasi irreversibile nel caso in cui si vada allo scioglimento delle Camere, si voti e poi si riesca a formare – sempre che lo si possa fare – una nuova maggioranza in Parlamento.

L’esercizio provvisorio è una modalità della spesa pubblica che fa riferimento, quanto all’ammontare, al dato storico dei precedenti esercizi finanziari. Su questa base è possibile impegnare solo un dodicesimo di tale spesa, e questo porta con se il beneficio di limitare l’esborso dello Stato, a tutto svantaggio però dei fornitori di qualunque bene e servizio, delle opere pubbliche, della gran parte dei cantieri e degli appalti di tutte le amministrazioni, sia centrale che periferiche. Una mazzata che può stendere migliaia di imprese, e che si andrebbe molto probabilmente ad aggiungere all’impennata dello spread tipica dei periodi di incertezza politica, e all’aumento dell’Iva a cui nessuno riuscirebbe più a mettere un freno, visto che le clausole di salvaguardia già sottoscritte con l’Europa andrebbero a scattare automaticamente.

MALE MINORE. Ce n’è abbastanza per smetterla di fare gli schizzinosi, e con un bagno di realismo cominciare a mettersi a tifare per questo Esecutivo, per quanto sgorbio e non amato, visto che l’alternativa è ben peggiore. D’altra parte i barbari del Cinque Stelle e della Lega, per quanto parvenu nelle sale dei bottoni della politica e dell’economia nazionale, con il loro pessimo rapporto con gli establishment e l’Europa, e non da ultimo, con un inevitabile livello di impreparazione nel districarsi tra poteri forti e burocrazie, in fin dei conti non hanno fatto quei danni che i “competenti” dei governi precedenti avevano predetto.

E anzi, in un contesto difficilissimo per l’economia di tutta Europa, senza il paracadute degli acquisti di titoli pubblici della Banca centrale europea, hanno messo in circolo un po’ di risorse in più rispetto al passato per sostenere i consumi. Misure di equità sociale, che persino nel mondo delle imprese, dove contano i bilanci, sono considerate da molti necessarie ed etiche. Sia chiaro, una politica refrattaria alle lobby non sarà mai particolarmente amata della grande economia e finanza, ma oggi a questi mondi Di Maio e Salvini conviene a tutti farseli piacere.