L’Europa ci costa un botto: 36 miliardi in 7 anni. La Corte dei Conti: dal 2011 al 2017 l’Italia ha versato all’Unione più di quanto ha ricevuto

L’analisi dei flussi finanziari intercorsi nel 2017 tra l’Italia e l'Europa parla chiaro

Continuiamo a versare all’Europa più di quanto riceviamo. L’analisi dei flussi finanziari intercorsi nel 2017 tra l’Italia e l’Unione europea parla chiaro. E conferma “la tradizionale posizione di contributore netto dell’Italia”. Lo certifica la Corte dei Conti nella relazione annuale 2018 (pubblicata il 9 gennaio scorso e relativa all’anno precedente) su “I rapporti finanziari con l’Unione europea e l’utilizzazione dei Fondi comunitari”. Più nel dettaglio, “il contributo netto afferente al 2017 è stato pari a 4,4 miliardi di euro”. Ma non è tutto.

Considerando il periodo 2011-2017, il saldo cumulato dei contributi netti – “costantemente negativi in media per circa 5,1 miliardi di euro annui” – si attesta su “un risultato pari a -36 miliardi”. Dato che colloca il nostro Paese al quarto posto (dopo Germania, Regno Unito e Francia) per valore assoluto del contributo netto nel settennio. E sul quale pesano, rilevano i magistrati contabili, anche le cosiddette “seconde condanne”. Quelle cioè inflitte agli Stati membri inadempienti rispetto agli obblighi derivanti da una prima sentenza di condanna emessa dagli organi giurisdizionali dell’Ue. “Ad oggi risultano effettuati pagamenti per seconde condanne (l’Italia ne ha totalizzate 4 tra il 2011 e il 2017, ndr)per un importo pari ad oltre 547 milioni”, scrive la Corte dei Conti.

Dal monitoraggio dell’efficacia dei controlli sulle frodi effettuato dalla Commissione Ue, risulta inoltre che “il tasso di irregolarità rilevato per l’Italia nella raccolta delle risorse proprie tradizionali è inferiore alla media”, ma “inferiore alla media è anche il tasso di recupero dei volumi finanziari accertati nel contesto delle entrate”. Inoltre, sui Paesi per i quali gli esiti della Programmazione 2007-2013 sono ormai definiti, comincia a gravare anche “il peso delle ‘Restituzioni’ dovute alle rettifiche operate in sede europea”. Che da un primo esame globale incidono per il 12% sul totale delle entrate degli Stati membri “pari a 139 miliardi di euro nel 2017”. Quanto all’Italia, nel 2018 c’è stata “una certa accelerazione” in termini “sia di impegno che di spesa”.

Ciononostante, al 31 ottobre dell’anno scorso, “su una programmazione totale di 54,2 miliardi per l’Obiettivo Intevestimenti per la crescita e l’occupazione, sono stati impegnati fondi per 17,6 miliardi (32,42%) ed effettuati pagamenti per poco meno di 7 miliardi (12,85%)”. In particolare, emergono “debolezze e inefficienze” nella gestione degli aiuti diretti a valere sul Fondo europeo agricolo di orientamento e garanzia: le irregolarità riscontrate “producono mancati rimborsi agli organismi pagatori per importi rilevanti”. Altre criticità riguardano la lentezza dell’avanzamento finanziario nella fase intermedia della programmazione del Fondo per lo sviluppo rurale e ritardi e inefficienze in relazione al Fondo per gli affari marittimi e per la pesca.