Fontana chi? La Corte di giustizia europea va avanti sui diritti civili ed equipara il partner gay al coniuge

Fontana chi? La Corte di giustizia europea va avanti sui diritti civili ed equipara il partner gay al coniuge

Le nozze gay valgono quanto le nozze etero, senza “se” e senza “ma”. Ce lo chiede l’Europa, anzi ce lo ordina, con una sentenza che scrive la storia sui diritti e i doveri di un coniuge. I giudici dalla Corte di Giustizia  hanno, infatti, riconosciuto i matrimoni tra persone dello stesso sesso ai sensi delle regole sulla libera circolazione delle persone. La sostanza è che gli Stati, anche quelli che non hanno una legislazione sull’unione tra omosessuali, non possono ostacolare la libertà di soggiorno di un cittadino dell’Unione rifiutando di concedere al suo coniuge, anche dello stesso sesso, cittadino di un paese non Ue, un diritto di soggiorno sul loro territorio. Il principio inappellabile è quello della libertà di circolazione. Quindi, anche se ogni Stato è libero di formalizzare o meno l’esistenza di un matrimonio gay, deve eliminare qualsiasi ostacolo legale che impedisca ai partner di stare insieme.

NESSUNA DISCRIMINAZIONE
E, quindi, di fatto è un obbligo a creare situazioni di unioni civili, se non di nozze. La vicenda nasce dalla Romania, quando Relu Adrian Coman fa ricorso al Tribunale perchè lo Stato non ha riconosciuto all’uomo che aveva sposato negli Usa, l’americano Robert Clabourn Hamilton, la libertà di soggiornare nel Paese. Fatto ricorso contro quella decisione, i giudici hanno chiesto alla Corte di Giustizia europea se all’uomo potesse adattarsi la definizione di coniuge, secondo le leggi dell’Unione. E la Corte ha risposto non solo che quando si parla di coniuge non si possono fare discriminazioni in base al sesso, ma anche che se uno Stato nega la possibilità ai due coniugi di stare insieme viola il principio della libera circolazione delle persone, che è uno dei punti centrali dell’Europa. L’obbligo, però, ha spiegato la Corte, non impone allo Stato membro di prevedere, nella sua normativa nazionale, l’istituto del matrimonio omosessuale. Inoltre, il diritto di soggiorno derivato a un cittadino di uno Stato non-UE non attenta all’identità nazionale né minaccia l’ordine pubblico dello Stato membro interessato.

FAMIGLIE ARCOBALENO
Insomma, è un passo storico quello dei giudici di Lussemburgo se consideriamo che tra i 27 paesi dell’Ue, soltanto 14 hanno introdotto le nozze gay. Si tratta di una sentenza che dimostra quanto ormai la strada del matrimonio egualitario sia tracciata e non si torni indietro. Il dibattito sul riconoscimento delle famiglie omosessuali è molto alto anche in Italia, soprattutto dopo le recenti dichiarazioni del ministro per la Famiglia Lorenzo Fontana che aveva dichiarato che le famiglie arcobaleno non esistono. Parole che hanno fatto insorgere le associazioni Lgbt e l’opposizione. E che soprattutto hanno provocato la prima fibrillazione nel governo. Da noi, nel 2012, il Tribunale di Reggio Emilia aveva già riconosciuto il permesso di soggiorno a un giovane uruguayano sposato con un italiano in Spagna, proprio appellandosi alla libera circolazione dei cittadini europei e dei loro familiari.