Governo al rush finale. Ultimi ritocchi per il Decreto maggio. Dal reddito di emergenza alla Cig. Ecco i nodi ancora da sciogliere

Una volta incassato il via libera Ue a un nuovo allentamento delle regole sugli aiuti di Stato – atteso a stretto giro – il governo si avvierà al varo di quello che era stato chiamato “dl aprile” e che ora è stato ribattezzato “dl maggio”. Ovvero la maxi-manovra in deficit per 55 miliardi che in realtà ne muove oltre 150. “L’obiettivo è varare già a metà settimana il decreto”, ha detto il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, nel corso di un’audizione. Le riunioni si susseguono da giorni (ieri in serata un nuovo round tra il premier Conte, Gualtieri e i capidelegazione). Diversi i capitoli sui quali ancora non è stata trovata l’intesa: reddito di emergenza, ingresso dello Stato nelle grandi imprese, misure per le famiglie, i fondi per la Sanità e quelli per la Cassa integrazione.

AVANTI TUTTA. Su quest’ultima voce arrivano le rassicurazioni del ministro Nunzia Catalfo: sulla Cig “abbiamo avuto un confronto con il Mef per quantificare la spesa e avremo in tutto 16 miliardi” che serviranno a “finanziare ulteriori 9 settimane”. Non è vero dunque che mancherebbero 7 miliardi. Sul Rem i pentastellati premono perché il sussidio venga dato ai redditi più bassi per due o tre mensilità. E vorrebbero che a gestire le risorse fosse sempre l’Inps. Pd e Iv premono invece perché i fondi vengano amministrati dai Comuni. Ma anche sugli altri capitoli sono soprattutto i renziani a trasferire sul dl maggio le tensioni che alimentano sul fronte politico. Iv, che insiste con l’assegno per i figli, polemizza sulle risorse per la famiglia dicendo che non sono sufficienti.

E soprattutto insorge contro la proposta – sostenuta da M5S e Pd – di permettere alle aziende di ricapitalizzarsi ricevendo dallo Stato una somma pari a quella investita: lo Stato entrerebbe nel capitale dell’impresa che negli anni successivi potrebbe riacquistare le quote. Nel dl “ci saranno misure anche molto importanti a sostegno delle imprese anche sotto forma di contributi a fondo perduto e sostegno alla capitalizzazione, investimenti e innovazione”, ha confermato Gualtieri. Ma, ha specificato, “non c’è nessuna intenzione di nazionalizzare o intervenire nella governance delle aziende”. Insomma, per dirla con il numero uno del Mise Stefano Patuanelli “non significa sovietizzare il nostro sistema produttivo”.

Per il resto il decreto conferma l’impianto circolato in questi giorni: più fondi per sanità, protezione civile, forze dell’ordine, rilancio dei cantieri con un aumento di ecobonus e sismabonus fino a oltre il 100%, sostegno al reddito tra Cig e bonus ad autonomi (una platea quest’ultima di oltre 4 milioni di lavoratori), sostegno alle famiglie con figli a casa tra proroga bonus baby sitter e congedi speciali. E tutto il ventaglio di misure a favore delle imprese. Dai ristori a fondo perduto per le micro-aziende insieme agli aiuti per gli affitti (per tre mesi) e le bollette ai rafforzamenti di capitale per le aziende più grandi. Interventi che muovono circa 15 miliardi cui si aggiunge la dote di 50 miliardi a Cdp.

E’ inoltre allo studio un esonero per bar e ristoranti dal pagamento della tassa per l’occupazione del suolo pubblico, Tosap, dei maggiori spazi occupati per rispettare il necessario distanziamento sociale. E un credito di imposta specifico per le imprese che devono affrontare investimenti in questo senso, soprattutto alberghi, ristoranti e bar. Prima del varo finale, nelle prossime ore, è previsto il confronto sulle misure con le parti sociali. Al decreto maggio seguirà, come ha riferito il premier in Parlamento, un altro provvedimento per “la rinascita” con una serie di semplificazioni burocratiche e di misure per sbloccare opere pubbliche e investimenti. Ma è possibile che alcune di queste norme vengano già anticipate nel dl maggio.