Grandi inamovibili di Stato. Il caso Agenzia delle Entrate

di Sergio Patti

Legge Fornero? Esodati? Semplice ricambio gener azionale? C’è un pezzo dello Stato dove di tutto questo non si parla nemmeno. E che pezzo dello Stato! Mica in sperdute delegazioni di provincia, lontane dagli occhi e magari da chi dovrebbe far rispettare leggi, in teoria uguali per tutti. Ma in Italia si sa… non siamo tutti uguali. Dunque in posizioni strategiche come l’Agenzia delle Entrate, i monopoli o altre controllate, i contributi passano, ma i dirigenti no. E se non cumuli lo stipendio alla pensione, o ad altre prebende, non sei nessuno. Partiamo dalla testa, il potentissimo – appena rinnovato nell’incarico dal governo Letta – direttore delle Entrate, Attilio Befera. Curriculum esemplare, l’uomo giusto per chiedere con la credibilità necessaria sacrifici immani a quei tartassati degli italiani. Unico neo: Befera, 68 anni (è del 29 giugno 1946) è pensionato. Dirigente esterno con incarichi di ogni tipo – dalla presidenza di Equitalia al consiglio di amministrazione del Credito sportivo – anziché andare a riposo percepisce anche un emolumento complessivo annuo lordo identico a quello spettante al primo presidente della Corte di Cassazione.

Fiamme gialle. Ed eterne
Lavorare, lavorare e sempre lavorare però è lo stile della casa, e dunque di dirigenti nella stessa situazione di Befera ce ne sono a volontà. Prendiamo Luigi Magistro, ex Fiamme gialle da cui percepisce la pensione. A 54 anni (è del 12 ottobre 1959), il dirigente è infatti a riposo. Condizione che gli lascia tutto il tempo libero necessario per svolgere l’incarico di vice direttore generale (di fatto l’amministratore) dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Casi isolati? Macché! Sempre dalla prodiga Guardia di Finanza – può essere una coincidenza? – arriva Raffaele Ferrara, classe 1954, ex Direttore generale delle Entrate, ex presidente di Equitalia, ex amministratore delegato della Consap (la concessionaria dei servizi assicurativi pubblici), ex presidente della Consip (la società che razionalizza gli acquisti dalla pubblica amministrazione), ex componente del Cda della Sogei (società informatica del Ministero dell’Economia), ora è anche amministratore delegato di Fintecna Immobiliare. Altro pensionato che resta al timone nonostante l’età e un ricco assegno mensile frutto di tanti anni di lavoro, è Maurizio Prato. Vecchia conoscenza del sottopotere politico, ex Iri, ex presidente di Alitalia, di Grandi Stazioni, di Fintecna, ha superato i 72 anni e sta ancora li, inamovibile presidente – e per non farsi mancare una poltrona in più – anche amministratore delegato dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.

Carriere e prebende
Di andare davvero in pensione, tra questi grandi dirigenti dello Stato, non c’è proprio voglia. E allora ecco che un altro potentissimo, lo stesso capo del personale dell’Agenzia delle Entrate, Girolamo Pastorello, arrivato ai 64 anni (il 13 aprile scorso) ha già inoltrato (a se stesso?) la domanda per restare in carica almeno altri due anni, fino ai 67. Uomo risoluto, dai metodi notoriamente urticanti, legatissimo a Befera, Pastorello ricopre consecutivamente lo stesso incarico al personale da 13 anni, nonostante la legge (come il buon senso) indichi chiaramente la necessità di far rotare negli incarichi quei dirigenti che occupano posizioni delicate e fondamentali per le amministrazioni. Invece niente, e così i privilegi dilagano, con casi paradossali, come quello di Giuseppina Baffi, figlia del grandissimo economista e Governatore della Banca d’Italia, Paolo Baffi. Ex Capitalia, aviotrasportata nella pubblica amministrazione da Tommaso Padoa-Schioppa, dove è andata a fare il capo del personale al Ministero dell’Economia, al certo non misero stipendio cumula la prebenda cui ha diritto in qualità di figlia di un dirigente dell’Istituto di via Nazionale. Privilegi di uno Stato che dice di voler cambiare, ma che poi non fa nulla per cambiare se stesso. Con l’avallo della politica. Nel silenzio generale.

 

Riceviamo e pubblichiamo:

Gentile Direttore, sono Giuseppina Baffi, citata nell’articolo “Grandi inamovibili di Stato. Il caso Agenzia delle Entrate”, di Sergio Patti, pubblicato sul Suo giornale in data 24 settembre 2013. Secondo le informazioni riportate nell’articolo percepirei una indennità come figlia di un ex Governatore della Banca d’Italia. La notizia riportata non corrisponde alla realtà; infatti non percepisco alcuna indennità a tale titolo, a seguito di una mia spontanea rinuncia risalente al 1996. Il mio unico emolumento è quello di dirigente a tempo determinato del Ministero dell’economia e delle finanze.

Giuseppina Baffi