Guerra tra bande sulle Europee. Forza Italia in frantumi per le liste. La Carfagna fatta fuori dai fedelissimi di Berlusconi. Mentre monta lo scontro con la corrente di Toti

Il niet sulla candidatura di Mara Carfagna nelle liste di Forza Italia non avrebbe nulla a che vedere con la versione ufficiale

I maligni sussurrano che il niet sulla candidatura di Mara Carfagna alle Europee, nelle liste di Forza Italia per la circoscrizione Sud, nulla abbia a che vedere con la versione ufficiale. “Io mi sto preoccupando di cercare consensi. A me non piacciono le polemiche interne. Ognuno rappresenta una risorsa”, aveva spiegato, ospite di Agorà, il presidente uscente dell’Europarlamento e vice presidente del partito, Antonio Tajani, poco prima che la notizia dell’esclusione della pasionaria azzurra dalla corsa per le Europee. Parole che, d’altra parte, avevano contribuito ad alimentare il dubbio: se la Carfagna è una risorsa perché non candidarla? “Perché se prendesse, come probabile, più voti di Silvio Berlusconi, politicamente il Cavaliere sarebbe finito…”, si lascia scappare un anonimo esponente di Forza Italia.

Tesi che spiegherebbe, d’altra parte, la mobilitazione di quanti, tra gli yesman del Cavaliere – quella pletora di miracolati che senza Silvio politicamente neppure esisterebbe – avevano gridato al “golpe” di fronte alla sola ipotesi di candidare la Carfagna. Ma i giochi sono fatti e la questione archiviata. Almeno per ora. Nella circoscrizione Sud, dietro al capolista Berlusconi, Forza Italia schiera l’eurodeputata uscente Barbara Matera. Ma il 27 maggio, di fronte ad una eventuale debacle elettorale, tenere in mano i resti del partito per il Cavaliere potrebbe diventare comunque una missione impossibile. Senza contare gli strascichi al veleno che la vicenda ha lasciato dentro Forza Italia, nonostante il tentativo (inutile) dei big di minimizzare l’accaduto. Primo fra tutti lo stesso Tajani.

Ma come si è arrivati a questo punto? La Carfagna si era resa disponibile ad una candidatura per Strasburgo già due mesi fa. E che lo aveva ribadito pubblicamente fino a martedì scorso. La bomba era esplosa quando i deputati meridionali Roberto Occhiuto e Paolo Russo avevano invitato la vicepresidente della Camera a scendere in campo. Ma nel partito c’è chi non l’hanno presa affatto bene. In molti hanno interpretato la candidatura della Carfagna come la materializzazione di un piano architettato ad arte per sfilare il partito a Berlusconi. E a poco è servito che la diretta interessata abbia respinto l’accusa al mittente: “Ho dato solo la mia disponibilità ma a decidere è Forza Italia”.

Ma c’è chi era e resta convinto che il caso Carfagna sia solo l’ultimo capitolo della lotta tra chi spinge Forza Italia tra le braccia della Lega e chi, al contrario, vuole mantenere le distanze dal Carroccio premendo per un partito radicato al centro. Tesi che spiegherebbe anche il botta e risposta delle ultime ore tra la Carfagna – suo il doppio affondo contro Matteo Salvini: “Non sarà il leader del Centrodestra”; e il governatore della Liguria Giovanni Toti: “La sua scissione l’ha già consumata…” – e lo stesso Toti (“La mia uscita dal partito è il sogno della Carfagna”). Insomma, una guerra tra bande con il leader Berlusconi non pervenuto. Una scelta voluta, secondo quanto trapelato dal suo entourage, per evitare rendere le acque di Forza Italia più agitate di quanto già non lo siano.