Prima gli imputati. Il Carroccio è carico di impresentabili. Altro che Roma ladrona. Solo in Lombardia i leghisti sotto processo sono 52

Ricordate quando la Lega, in piena Tangentopoli, brandiva un cappio dai seggi parlamentari all’indirizzo di una classe dirigente ormai diventata vecchia e corrotta all’insegna del cambiamento? Di acqua ne è passata sotto i ponti e dallo slogan “Roma ladrona” all’indirizzo proprio dei rappresentanti della tanto vituperata prima Repubblica, siamo giunti a quello di “Lega ladrona”. Non potrebbe essere altrimenti a elencare la lunghissima sfilza di indagati, imputati, condannati che si contano nelle file leghisti. E non parliamo semplicemente di tesserati o simpatizzanti. Ma, più prosaicamente, di ex vice-ministri, parlamentari, sindaci. L’ultimo nome che si è aggiunto alla lita, come si saprà, è quello di Andrea Cassani, primo cittadino gallaratese del Carroccio. L’esponente locale leghista risulta iscritto nel registro degli indagati per turbativa d’asta.

UNA STORIA INFINITA. Ma quest’indagine non è che l’ultima di una serie infinita di inchieste, processi, sentenze che lambicono il mondo leghista. Basti pensare, per esempio, allo scandalo delle “Rimborsopoli” in Piemonte che ha travolto l’ex governatore Roberto Cota (1 anno e 7 mesi), il capogruppo della Camera, Riccardo Molinari (11 mesi), il membro della commissione Vigilanza Rai Paolo Tiramani (1 anno e 5 mesi). Il processo ora è in Cassazione dove il sostituto pg ha chiesto di confermare l’impianto accusatorio. Lo stesso avviene in Lombardia per gli ex consiglieri leghisti in Regione: soldi pubblici spesi in maniera illegittima. Nel capoluogo lombardo, tra i 52 imputati condannati spiccano i nomi del senatore Massimiliano Romeo, capogruppo al Senato, condannato a un anno e 8 mesi per aver speso soldi pubblici “non solo in ristoranti (…) ma anche in bar, pizzerie, bistrot, ristoranti etnici, in contesti informali” che “nulla hanno a che fare con la rappresentanza”.

Condannati anche i due ex consiglieri, oggi deputati, Jari Colla e Fabrizio Cecchetti. Per non parlare del “trota” Renzo Bossi (2 anni e mezzo) che ha speso i soldi dei cittadini per comprare “spazzolini, sigarette, salviette rinfrescanti”: si vede che ci teneva all’igiene personale. A far loro compagnia, l’eurodeputato Angelo Ciocca condannato a 1 anno e 6 mesi. Sotto indagine, con accuse gravissime, anche l’ex sottosegretario alle Infrastrutture e attuale senatore della Lega, Armando Siri. Senza dimenticare l’altro dimissionario alle Infrastrutture nel Governo gialloverde, Riccardo Rixi, condannato a tre anni e cinque mesi di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici con l’accusa di peculato e falso. Per non parlare, per chiudere il cerchio, del tesoriere leghista, Giulio Centemero, che rischia il processo per finanziamento illecito nel caso Parnasi.

DA NORD A SUD. E se volgendo lo sguardo al passato – viste le condanne per Francesco Belsito e Umberto Bossi – non ci si risolleva, altrettanto peggio va guardando al presente e al futuro. E non solo per le inchieste (ancora tutte da dimostrare) riguardanti la presunta corruzione internazionale per cui è indagato un altro personaggio molto vicino a Matteo Salvini, Gianluca Savoini. Ma anche per le personalità che spiccano a livello locale, altro terreno ultimamemente oggetto di pesanti inchieste giudiziarie. Una su tutte: pochi giorni fa ad Avellino l’Antimafia ha portato avanti un’operazione anti-camorra contro il nuovo clan Partenio della città irpina. Risulterebbe indagato anche l’imprenditore Sabino Morano, portavoce della Lega proprio nella città di Avellino. Ci si chiederà: solo al Sud. Niente affatto. Oltre a Cassani tra i sindaci finiti nei guai c’è anche l’ex premio cittadino di Legnano, Gianbattista Fratus, finito ai domiciliari con l’accusa di corruzione elettorale e nomine pilotate.