Il decreto dignità comincia a cancellare i disastri del Jobs Act. Boom di occupati stabili. L’Inps conta nel 2018 200mila precari in meno

Con il decreto dignità raddoppiano i contratti indeterminati

I dati dell’Inps sulle assunzioni ed i contratti stabili nel 2018 “sono i primi effetti del decreto dignità e mi danno tanto entusiasmo per andare avanti su questa strada”, con queste parole il capo politico del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, ha accolto la notizia diffusa dall’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, che lo scorso anno si è registrato un incremento di 200mila posti di lavoro a tempo indeterminato, mentre le assunzioni complessive nel settore privato si sono attestate a quota 7.424.293 (+5,1% sul 2017).

I dati resi noti dall’Osservatori sull’occupazione dell’Inps, nel 2018 si registra, rispetto al 2017, “un importante incremento” delle trasformazioni dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato. Il vicepremier e ministro del lavoro, Di Maio, ha detto: “So bene che il problema non è risolto, ci sono ancora troppi precari che meritano una vita migliore, la strada da compiere è ancora lunga ma oggi, quantomeno, sappiamo di aver preso quella giusta”.

Per le assunzioni in somministrazione e a tempo determinato la fase di crescita si è conclusa tra luglio e agosto 2018: per i contratti a tempo determinato si registra una dinamica negativa nell’ultimo bimestre; per i contratti di somministrazione il calo è netto e rilevante (attorno al 20%) a partire da agosto. Nel 2018 si registra, rispetto al 2017, un incremento delle trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato, che risultano quasi raddoppiate (da 299mila a 527mila: +228mila, +76,2%). Il trend di crescita, già elevato fin dai primi mesi dell’anno, evidenzia un’ulteriore accelerazione nell’ultimo bimestre con incrementi tendenziali superiori al 100%.

Nel 2018 risultano in contrazione, invece, le conferme dei rapporti di apprendistato giunti alla conclusione del periodo formativo (-13,1%): tale flessione può essere ricondotta alla scadenza del triennio formativo degli apprendisti assunti nel 2015, anno in cui, a causa della possibilità di utilizzo dell’esonero triennale, le assunzioni con contratto di apprendistato si erano notevolmente ridimensionate. Le cessazioni nel complesso sono state 6.993.000, in aumento rispetto all’anno precedente (+6,0%): a crescere sono le cessazioni di tutte le tipologie di rapporti a termine, soprattutto i contratti intermittenti e in apprendistato, mentre sono diminuite quelle di rapporti a tempo indeterminato (-3,1%).

La consistenza dei lavoratori impiegati con Contratti di Prestazione Occasionale, a dicembre 2018 si attesta intorno alle 21mila unità (erano 19mila a dicembre 2017); l’importo medio mensile lordo della loro remunerazione effettiva risulta pari a 289 euro. Per quanto attiene ai lavoratori pagati con i titoli del Libretto Famiglia, a dicembre 2018 essi risultano circa 8.000 (contro circa 3.000 a dicembre 2017); l’importo medio mensile lordo della loro remunerazione effettiva risulta pari a 247 euro. Un successo per il Governo, che ha portato Di Maio a dirsi “convinto che se una persona vive serenamente e può programmarsi un futuro con la sua famiglia ne beneficia tutta la società, sia in termini di felicità che di ricchezza. Tanti non sono d’accordo con questa visione – ha aggiunto – e hanno osannato provvedimenti come il Jobs Act, che ha smantellato i diritti dei lavoratori, facendo della precarietà la norma. Per loro l’importante è pagare il meno possibile, senza alcuna garanzia. Per loro il lavoratore è un costo, non un valore. Questa politica non ha portato a nulla”. Ma con i 5 Stelle la musica sembra cambiata.