L’imbarazzante trincea di Tria: parla di attacco spazzatura ma sulla consigliera Bugno è indifendibile. E sui rimborsi ai truffati replica a Di Maio e Salvini: intimidazioni

La difesa del ministro dell'Economia Tria fa acqua da tutte le parti

Una vicenda imbarazzante. Che ha per protagonista il ministro voluto e imposto dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a M5S e Lega come lasciapassare al Governo Conte. E chissà – se avesse accettato il nome di Paolo Savona per il dicastero dell’Economia – magari il Capo dello Stato non dovrebbe fare oggi i conti a sua volta con lo scivolone in cui è incappato Giovanni Tria. Ma l’inquilino di Via XX Settembre non ci sta.

Parla di “attacco spazzatura sul piano personale”, di “violazioni della privacy”, si preoccupa di chi “passa ai giornalisti queste cose”. In un’autodifesa affidata alla penna di Federico Fubini sulle colonne del Corriere della Sera che sommano all’imbarazzo per la nomina al Mef della fedelissima, Claudia Bugno, multata da Bankitalia per il crack di Banca Etruria nel cui cda sedeva all’epoca del dissesto, anche una nota di ridicolo. Quando dice che “le cose possono apparire molto diverse a seconda di come si presentano”.

Come se la prospettiva cambiasse il fatto che, subito dopo l’incarico alla Bugno, il compagno della super consigliera abbia assunto il figliastro del ministro in una sua società. O che, una volta venuta fuori la vicenda, nonostante la richiesta dei grillini di allontanarla dal Mef, Tria l’abbia blindata premiandola per di più con una poltrona nel consiglio d’amministrazione dell’Agenzia spaziale (previa rinuncia a quella in Stm). Di certo, non cambia la prospettiva del Movimento Cinque Stelle.

“Voglio vedere le dimissioni e mi domando come sia stata indicata per St Microelectronics visto che non ha quel tipo di percorso”, ripeteva ieri in un’intervista a Repubblica, il sottosegretario M5S, Stefano Buffagni. “Chi lavora per il Paese è benvenuto, chi lo fa per altre logiche si faccia un esame di coscienza”. Senza contare la disarmante replica del ministro a chi, come Di Maio e Salvini, gli chiedeva di sbloccare i risarcimenti ai truffati delle banche per i quali nella Manovra, firmata dallo stesso Tria, sono stati stanziati 1,5 miliardi di euro. “L’intimidazione non passa”, avverte il titolare del Mef. L’intimidazione a chi aspetta da anni i rimborsi? Questione di prospettiva.