Irriducibili del vitalizio scatenati. Dopo La Notizia diffidata la Camera. Lettera degli ex parlamentari ai vertici di Montecitorio. Che cercano la sponda della Procura di Roma

Diniego di giustizia. Volontà di non decidere. Pretestuosa esigenza istruttoria che maschera l’evidente “imbarazzo” del giudice. E, per finire, l’accusa peggiore: discriminazione persecutoria nei confronti degli ex deputati, “iniquamente penalizzati rispetto a qualunque altra categoria di cittadini”. Tanto da costringere all’elemosina “chi ha speso gran parte della propria vita al servizio delle istituzioni rappresentative”. Non gratis, d’accordo. E però. Nelle sei pagine di diffida che Antonello Falomi (nella foto), presidente dell’associazione degli ex parlamentari, ha inviato ieri a Montecitorio mancano solo gli schiaffi. Destinatari? Il presidente Roberto Fico, l’intero ufficio di presidenza e il Consiglio di Giurisdizione, il giudice interno della Camera, che deve decidere sui 1398 ricorsi presentati contro la delibera taglia-vitalizi del 2018. E, per conoscenza, l’ha ricevuta pure il sostituto procuratore della Repubblica di Roma Michele Prestipino.

La guerra tra i deputati in carica e i deputati in pensione è sempre più dura. Ben note sono ormai le accuse di “illegittimità e incostituzionalità” che l’associazione rivolge al “fantasioso” ricalcolo retroattivo dei vitalizi che “ha comportato tagli eccessivamente gravosi (il taglio medio è superiore al 42%)” agli assegni diretti e di reversibilità. E a placare i vecchietti non è bastata certo la prima, parziale sentenza con cui il Consiglio di giurisdizione (Alberto Losacco, Pd, Stefania Ascari, M5S, Silvia Covolo, Lega) il 22 aprile ha aperto a una revisione dei tagli per chi si trovasse in particolari difficoltà economiche o di salute. Al grido di “diritti, non elemosine” gli ex parlamentari hanno ora imbracciato il mitra. Prima il loro leader Falomi, 76 anni, quattro legislature sotto il vessillo Pci-Ds-Rifondazione, ha diffidato La Notizia dal violare la privacy dei molti furbetti che hanno presentato ricorso. Poi è partita la diffida ai vertici della Camera e all’organo interno di giustizia, accusati di aver perso due anni due anni in cui, tra gli onorevoli pensionati, si sono contati decine di morti: “Non meno di 115 sono deceduti in attesa vana della pronuncia”.

ULTIMO AVVISO. Intendiamoci. Sono molti gli ex, e non solo Falomi, a nutrire il sospetto che Camera e Senato puntino a risolvere il problema-vitalizi per via naturale, tirando in lungo l’esame dei ricorsi per ritrovarsi, alla fin fine, con solo un pugno di sopravvissuti da affrontare ed eventualmente risarcire. Così l’associazione “invita e diffida” la Camera a darsi una mossa, provvedendo “in un termine congruo” a rivedere l’importo degli assegni secondo parametri “meno stringenti e gravosi”. E quale sarebbe, ecco, un modo giusto per ricalcolarli? Falomi & Co lo mettono nero su bianco: la Camera deve ispirarsi alle “pensioni d’oro” cui la legge di bilancio 2019 ha imposto sì un contributo di solidarietà temporaneo, ma per le sole pensioni superiori a 100 mila lordi, e graduando la misura il taglio sulla sola parte eccedente i 100 mila.

Importo dei tagli, tra il 10 e il 40%, “taglio massimo applicabile a pensione superiore a 500 mila euro”. La lettera degli ex parlamentari non ha avuto però a Montecitorio l’accoglienza sperata. Silenzio per ora di Fico. Ma altri M5S come Alessandro Amitrano, segretario dell’Ufficio di presidenza, hanno già puntato la contraerea: “Gli italiani soffrono e gli ex parlamentari rivogliono i loro privilegi. Incredibile. La diffida che abbiamo ricevuto è un colpo di coda della Casta inopportuno e imbarazzante”. Il resto alla prossima puntata.