La Lega vuole intese blindate. Autonomie a rischio stallo. Per Salvini il Parlamento deve dire la sua. Ma lavora per impedire emendamenti ai testi

L’ordine di scuderia della Lega sulle Autonomie è abbassare i toni

L’ordine di scuderia della Lega sulle Autonomie è abbassare i toni e tranquillizzare tutti a cominciare dai cittadini delle Regioni del Sud e anche i parlamentari che dovranno votare le intese, ma il nodo dell’emendabilità non è ancora stato sciolto. Ieri mattina il primo a scendere in campo è stato il vicepremier leghista, Matteo Salvini con una dichiarazione televisiva, tanto tranquillizzante quanto equivoca, sulle modalità che seguirà il Parlamento per l’approvazione delle Autonomie, spiegando che si procederà “come per un trattato internazionale.

Il Parlamento ovviamente è sovrano e potrà aggiungere e dire tutto prima della stesura dell’accordo, che poi alla fine viene ratificato o bocciato. C’è la proposta del governo su cui il Parlamento potrà dire la sua, poi si discuterà con le Regioni: prima si fa e meglio è”. Poi è partito il fuoco di fila dei leghisti, a cominciare dalla Ministra delle Autonomie, Erika Stefani, e dal Governatore del Veneto, Luca Zaia, che hanno sottolineato la bontà delle intese per dare autonomia al Veneto, alla Lombardia e all’Emilia Romagna, senza tralasciare di dire che tali accordi non avranno alcuna ricaduta negativa sulle altre Regioni.

Peccato che le loro parole non siano riuscite a tranquillizzare i parlamentari che dovranno votare queste intese, visto che il riferimento di Salvini al procedimento per l’approvazione dei trattati internazionali non prevede l’emendabilità, quindi nessuna possibilità concreta per le Camere di modificare i testi. Così ai deputati e ai senatori non rimarrà che votare altisonanti ed inutili mozioni per impegnare il Governo a fare questo o quello, ma senza nessuna certezza di veder accolte le proprie indicazioni.

Per tutta risposta sono scesi in campo i ministri del Movimento 5 Stelle, quello dell’Istruzione, Marco Bussetti, e quello della Salute, Giulia Grillo, le cui competenze sono tra le più colpite dalle intese per l’Autonomia, i quali hanno detto di essere al lavoro perché ci sia equità. Ora spetta ai tecnici dei ministeri interessati e al dipartimento per gli affari giuridici e legislativi della Presidenza del Consiglio dei Ministri mettere a punto dei testi per le intese che tengano insieme le istanze della Lega di dare maggiore autonomia alle Regioni che ne facciano richiesta e quelle del Movimento 5 Stelle di non abbandonare il meridione alla deriva senza più la solidarietà fiscale delle aree più ricche del Paese.

Una missione quasi impossibile alla quale dovranno dare il loro contributo il presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati e quello della Camera dei Deputati, Roberto Fico, a cui spetta il compito di trovare un accordo sull’emendabilità o meno delle intese sull’Autonomia. Un’accordo che non c’è, visto che la Casellati è sulla linea della Lega, mentre Fico è sulle posizioni più prettamente 5 stelle. I due presidenti, dopo l’incontro con il Capo dello Stato, hanno avviato un’interlocuzione continua, e incaricato i loro uffici di elaborare una serie di soluzioni che però non riescono a tenere insieme le esigenze dei due partiti di governo.