La Rai perde 100 milioni di pubblicità. E ne spende 81 in collaborazioni. Una clausola permette di limare fino al 20% degli stipendi. Così si recupererebbero subito 16 milioni di euro

Che quest’anno i conti potessero essere amari, in Rai come in gran parte delle aziende pubbliche e private, lo si è capito ai tempi del lockdown. E non si può certo gettare la croce sul management per l’imprevedibile emergenza coronavirus abbattutasi sull’Italia. Non correre ai ripari, al contrario, sarebbe non solo un errore evitabile, ma soprattutto imputabile – questo sì – alla dirigenza. Sono giorni di forti fibrillazioni, non a caso, al settimo piano di Viale Mazzini dove in tanti si interrogano su come l’amministratore delegato, Fabrizio Salini, e l’intero Cda intendano intervenire sui conti della televisione pubblica. Quel che è certo è che, di fronte ad una riduzione degli introiti pubblicitari stimata intorno ai 100 milioni di euro, si dovranno, gioco forza, ridurre i costi.

LA NORMA NASCOSTA. Una vera e propria emorragia di fronte alla quale, rimettendo mano ai mega compensi degli anchorman di punta della Tv pubblica, si potrebbero recuperare fino a quasi 20 milioni di euro. I contratti di collaborazione Rai, infatti, prevedono una clausola standard per “eccessiva onerosità sopravvenuta” che consente all’azienda di rivedere le condizioni economiche in caso di situazione anomale e imprevedibili. Casistica nella quale l’emergenza coronvairus – e le conseguenti perdite pubblicitarie – rientrerebbe a pieno titolo. Insomma, un’opzione che piomba sul tavolo dei vertici Rai peraltro proprio nel pieno della discussione – e delle polemiche – sul rinnovo del contratto di Fabio Fazio.

Opzione obbligata per il consigliere d’amministrazione Riccardo Laganà. “Data la grave crisi economica in atto con forte contrazione della raccolta pubblicitaria e risorse da canone sottratti da riforme, leggine e continuamente in discussione, occorre ottimizzare e intervenire immediatamente per rimodulare il costo dei contratti più onerosi di collaborazione artistica e di esclusiva, nonché quelli con le società di produzione per eccessiva onerosità sopravvenuta – spiega a La Notizia -. Non si devono tagliare gli investimenti tecnologici già programmati perché incidono sul futuro industriale dell’azienda, ma occorre intervenire con urgenza e forza impiegando il più possibile le risorse interne come più volte raccomandato anche nella recente relazione sulla gestione finanziaria Rai della Corte dei Conti”.

La mole delle collaborazioni esterne costa alla Rai circa 81 milioni di euro: un taglio lineare del 20% consentirebbe di recuperare oltre 16 milioni di euro. Taglio che inciderebbe relativamente su stipendi in alcuni casi stellari. A giugno 2019, secondo quanto rivelato dal Fatto Quotidiano, risultava un contratto da 2,2 milioni di euro a stagione per Fabio Fazio (nella foto), 1,3 milioni per Bruno Vespa, 950mila euro per Alberto Angela. Una sforbiciata non li ridurrebbe sul lastrico. Ma, d’altra parte, esporrebbe la Rai alla campagna acquisti della concorrenza sul mercato. La materia è delicata, ma la soluzione è racchiusa in una domanda. Che farà Salini?