La sfida degli houthi ai sauditi. In Yemen ucciso l’ex raìs Saleh. L’ex presidente aveva voltato le spalle ai ribelli che hanno fatto saltare in aria la sua residenza

Oggi, infatti, Ali Abdullah Saleh, presidente dello Yemen deposto nel 2012, è stato ucciso con “colpi di arma da fuoco"

Lo scontro è, ormai, definitivo. Dopo quasi tre anni di guerra civile ininterrotta in Yemen, il clima di tensione tra la tribù autoctona degli houthi e la coalizione saudita potrebbe essere giunto alla svolta decisiva. Oggi, infatti, Ali Abdullah Saleh, presidente dello Yemen deposto nel 2012, è stato ucciso con “colpi di arma da fuoco a sud di Sanaa”. Dopo ore di confusione e voci discordanti, anche il partito del Congresso generale del popolo ha confermato l’uccisione del suo leader. Lo ha reso noto l’emittente al Arabiya citando una fonte del partito e spiegando che Saleh è “morto durante la battaglia contro gli houthi a Sanàa”, dove da cinque giorni sono in corso violenti scontri tra i miliziani sciiti e i lealisti del raìs che secondo la Croce Rossa Internazionale hanno causato la morte di 225 persone. A riprova dell’uccisione, la tv al Masirah, emittente controllata dalle milizie sciite appoggiate dall’Iran, ha diffuso un video nel quale viene mostrato il cadavere di Saleh e ha annunciato “la fine della crisi creata da una milizia traditrice e l’uccisione del suo leader”.

Il quadro – Per capire cosa sia accaduto, facciamo un passo indietro. Fino alla scorsa settimana Saleh e gli houthi avevano combattuto fianco a fianco contro il governo del presidente yemenita Abd Rabbo Mansour Hadi. Ma nelle scorse ore Saleh aveva annunciato la fine dell’alleanza con gli houthi. “E’ giunta l’ora zero per la battaglia a Sanàa. Il Paese deve essere salvato dalla pazzia del gruppo houthi”, erano state le parole con cui il raìs aveva denunciato la fine dell’intesa. Un colpo a sorpresa per gli houthi, anche perché avrebbe significato il “passaggio” di Saleh al fronte anti-ribelli guidato dall’Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti. Da qui la decisione dell’agguato. Il leader del movimento sciita, Abdul Malik al-Houthi, ha descritto l’uccisione del leader come una vittoria contro la coalizione a guida saudita. Fonti leali e ostili a Saleh hanno riferito che l’ex presidente è stato ucciso in un agguato in strada. Al-Houthi si è congratulato con gli yemeniti “per questo storico, eccezionale e magnifico giorno in cui la cospirazione del tradimento è fallita”. I ribelli hanno fatto poi sapere di aver fatto saltare in aria anche la residenza dell’ex presidente yemenita e di aver ucciso anche alcuni parenti di Saleh, che erano con lui al momento dell’agguato. La risposta della coalizione saudita non è tardata ad arrivare, con la richiesta  ai civili nella capitale yemenita di allontanarsi dalle zone controllate dai ribelli houthi.