Libera repubblica della Lombardia. Fontana si crede Conte e cambia le leggi dello Stato. Il governatore leghista chiude quasi tutte le industrie

Ci mancava solo lo scontro tra istituzioni in questa emergenza sanitaria. Già perché se proprio in questi ultimi due giorni il Paese sembra intravedere una luce in fondo al tunnel, segno che – se confermato – darebbe ragione alle misure intraprese dal premier Giuseppe Conte, c’è chi come il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, alle polemiche non vuole rinunciare. L’ultima in ordine di tempo, nonché la più dolorosa, è quella di questo fine settimana che ha visto l’Esecutivo giallorosso emanare un decreto in cui sono state imposte nuove restrizioni, a cui ha risposto il presidente leghista – secondo cui il provvedimento è fin troppo soft – con un’ordinanza che introduce ulteriori limitazioni.

Peccato che i due atti in diversi punti vadano in contrasto, denotando una pericolosa sovrapposizione che, in tempi tanto complicati, non fanno che accrescere la confusione nei cittadini. Già perché la questione su quale dei due documenti debba prevalere non è affatto scontata. “Secondo gli uffici legali, deve prevalere l’ordinanza regionale” ha raccontato ieri il governatore leghista che, comunque, ha tenuto a precisare di non voler fare guerra a nessuno: “Non ho mai avuto nessun problema con il governo, sento i ministri Boccia, Speranza, il presidente del Consiglio a volte anche due volte al giorno. Ci sono dei problemi che avrei risolto in modo diverso. Se dicessi che nel momento in cui il Dpcm supera la mia ordinanza io vado al Tar, farei una cosa sbagliata e dimostrerei di volere la guerra. Ma non è questo il caso”.

Eppure le cose non sembrano così pacifiche perché Fontana vuole fino in fondo e ha già inviato una nota al ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, “in cui chiedo che esprima il suo parere e ci dica se si deve applicare la mia ordinanza o il Dpcm”. Ma poco importa perché a prescindere da quale sarà l’esito di tale valutazione, la certezza del governatore è una sola: “Credo di poter legittimamente dire che secondo me era più giusta la mia ordinanza” in quanto col decreto del governo “gli uffici pubblici sono tutti aperti, gli studi professionali e i cantieri sono aperti, non ci sono sanzioni contro gli assembramenti”.

ASSE LEGHISTA. Insomma secondo il presidente della Lombardia, il premier avrebbe fatto di testa sua ignorando criticità e consigli. Parole che, però, stonano con quanto ha dichiarato lo stesso Conte che, tentando di chiudere le ostilità, ha raccontato: “Con il governatore Fontana abbiamo collaborato fin dall’inizio, ogni decisione che abbiamo preso è stata valutata insieme, seguendo le indicazioni del comitato tecnico-scientifico. Stiamo facendo tutti degli sforzi straordinari”. Ma se dal Capo del Governo si cerca l’unità chiesta anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nella vicenda entra a piedi uniti anche il governatore del Veneto Luca Zaia. Quest’ultimo, in modo analogo a quanto fatto dal collega di partito, ha emanato una sua ordinanza restrittiva che si sovrappone al decreto del governo. “Abbiamo fatto una verifica giuridica e il nostro ufficio legale ha detto che l’ordinanza resta in piedi perché il Dpcm ne richiama uno precedente che prevedeva la possibilità di fare ordinanze da parte dei governatori” assicura Zaia spiegando che, in ogni caso, “l’ordinanza non è una prova muscolare” ma è “perfettamente legittima”.