M5S sfida la Lega sulla Giustizia. La riforma approda a Palazzo Chigi. Il Guardasigilli: vedremo chi blocca davvero il Paese

Un nuovo tassello si aggiunge alla già complicata partita all’interno della maggioranza gialloverde. Dopo la questione Tav e il voto finale, previsto inizialmente per oggi e poi slittato al 6 agosto, sul decreto Sicurezza-bis, si aggiunge la riforma della giustizia civile e penale fortemente voluta dal Guardasigilli Alfonso Bonafede. Una riunione del Consiglio dei ministri si terrà oggi alle 15, secondo quanto riferiva già ieri l’AdnKronos. All’ordine del giorno ci sarebbe proprio il disegno di legge delega di riforma della giustizia. E sarà presente – il che non è casuale visto com’è andata negli ultimi appuntamenti – anche il ministro dell’Interno e leader del Carroccio, Matteo Salvini.

Quel che si prepara, insomma, è un nuovo terreno di scontro tra Lega e Cinque stelle. Non a caso lo stesso Bonafede due giorni fa ha dichiarato: “Siamo al punto della verità, si va in consiglio dei ministri e mi aspetto che una riforma così importante per il Paese vada avanti. Perché bloccare la riforma della riduzione dei tempi della giustizia vuol dire bloccare l’economia del Paese”. Ed è questa la ragione – dicono i ben informati – per cui anche sulla riforma si sarebbe deciso di accelerare: nel momento in cui si arriva a discutere la mozione contro il Tav dei Cinque stelle che, verosimilmente, rischiano di essere messi in minoranza in Parlamento con tutte le conseguenze politiche del caso, occorre avere dalla propria un asso nella manica per controbilanciare il punto messo a segno proprio dai “colleghi” del Carroccio.

Il testo scritto dal Movimento 5 Stelle ha già attirato le critiche del leader del Carroccio, convinto che la riforma in questione allungherà i tempi dei processi. Bonafede ha smentito seccamente questa ipotesi: “Non è vero, non so quale versione della riforma abbia letto il ministro Salvini – ha detto sempre due giorni fa ai microfoni di Radio 1 – Non voglio creare nessuna polemica di nessun tipo, sono disponibile al confronto con gli altri ministri per chiarire le loro perplessità, ma deve esser chiaro a tutti che la riforma della giustizia deve andare avanti”. E ancora: “Non so a quale testo si riferisse il vicepremier, ma quello che abbiamo presentato è il frutto di costanti incontri avuti con la ministra della Lega Giulia Bongiorno, oltre che del confronti con magistrati e avvocati. Io – ha spiegato Bonafede – resto aperto al dialogo con tutti, ma al punto in cui siamo arrivati mi aspetto un atteggiamento costruttivo per ridurre i tempi dei processi“.

CAMBI IN CORSA. Al di là delle ragioni politiche, però, ci sono ragioni concrete che spiegano l’esigenza di insistere sulla riforma della giustizia civile e penale. Senza dimenticare la partita caldissima del Csm. Secondo le ultime novità, rilanciate ieri da Public Policy, cambierà la composizione del Consiglio superiore della magistratura: l’organo di autogoverno sarà composto dal primo presidente della Corte suprema di cassazione, dal procuratore generale della Repubblica presso la stessa Corte, da 20 (e non più 16) componenti eletti dai magistrati ordinari e da 10 (e non più 8) componenti eletti dal Parlamento, in seduta comune delle due Camere. Non solo. Potrebbero cambiare anche i criteri di scelta dei componenti del Csm eletti in Parlamento: come ora potranno essere scelti i professori ordinari di università in materie giuridiche e avvocati con 15 anni di esercizio professionale, “purché – questa la novità – non ricoprano la carica di parlamentare nazionale od europeo, o non l’abbiano ricoperta nei 5 anni precedenti, non siano componenti del Governo o non lo siano stati nei 5 anni precedenti”.