Ora Renzi finge l’auto-rottamazione. Alle prossime elezioni lancia Delrio e Gentiloni, ma è solo per bruciare due avversari

Il segretario del Pd, Matteo Renzi, ha sparigliato le carte, allontanando comunque l'ipotesi di scissione nel partito.

Prima l’apertura al congresso e alle primarie, poi l’ipotesi di non correre per Palazzo Chigi. Il segretario del Pd, Matteo Renzi, ha sparigliato le carte, allontanando comunque l’ipotesi di scissione nel partito. L’apertura alla minoranza dem, a patto “che chi perde rispetta chi vince”, è stata solo il prologo all’indiscrezione più clamorosa: il Rottamatore che si auto-rottama. Nel colloquio con Il Corriere della Sera, infatti, l’ex presidente del Consiglio ha rilanciato, proponendo due alternative: l’attuale premier Paolo Gentiloni o il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio. “So che non posso più dettare la linea da solo”, ha ammesso Renzi. Una retromarcia clamorosa, necessaria dopo l’isolamento in cui è finito nel suo Pd, ma che suona come una pretattica: non vuole logorarsi già da ora come candidato-premier. E così mette a rosolare due nomi che tra i dem piacciono, nonostante il marchio renziano che li caratterizza.

Il leader del Pd è comunque ritornato sulla batosta rimediata il 4 dicembre, dimostrando di aver subito il colpo: “So che le elezioni non possono essere il secondo tempo dopo il referendum. Quando si perde a calcio, non ci si riprova con la pallanuoto. Io ho avuto la possibilità di tirare un calcio di rigore il 4 dicembre. Me l’hanno parato… Anzi, 41 a 59 significa che l’ho tirato male, malissimo. E adesso è cominciata una fase politica diversa”. Anche se nel disegno renziano resta il desiderio di andare alle elezioni già a giugno. Ma “se si celebra il congresso si va all’anno prossimo, altrimenti si fanno le primarie. Non ho problemi a fare il congresso”, ha ragionato Renzi.

Quindi ha messo in campo le due candidature per Palazzo Chigi: “Potrebbe toccare ancora a Paolo Gentiloni, o a Graziano Delrio. Lo scenario della prossima legislatura imporrà probabilmente governi di coalizione. Attenzione, però. Trattare con l’Europa e ottenere risultati sarà più difficile, nel nuovo scenario internazionale”.