Ormai è Forza Impunità. Da Silvio un referendum ammazza-processi. Berlusconi rivuole la prescrizione. Nel mirino la riforma Bonafede

Ringalluzzita dal successo elettorale in Calabria, Forza Italia lancia la sua nuova sfida ancora dal Sud. Dalla Sicilia. Da Palazzo dei Normanni i duri e puri del partito guidato da Silvio Berlusconi annunciano la proposta di un referendum abrogativo della legge Bonafede sulla prescrizione. A illustrarla sono il presidente dell’Ars e commissario azzurro in Sicilia, Gianfranco Miccichè, e il capogruppo Tommaso Calderone. “Il mio compito è portarla in Aula in tempi brevissimi e farla approvare dalla maggioranza assoluta – ha detto il numero uno dell’Ars – per poi passarla agli altri consigli regionali”. L’abolizione della prescrizione è “un calcio al diritto”, ha detto Miccichè. Secondo cui a emulare la proposta siciliana saranno molti più consigli regionali della soglia minima (5) prevista dall’articolo 75 della Costituzione per poter richiedere un referendum per l’abrogazione, totale o parziale, di una legge. In attesa di sapere quali consigli regionali si aggiungeranno, le truppe berlusconiane non perdono tempo: in Toscana e in Sardegna annunciano un calendario fitto di tavole rotonde, gazebo e conferenze contro la riforma Bonafede.

La conferenza dei capigruppo di Montecitorio, intanto, ha stabilito che la pdl del forzista Enrico Costa, che cancella la riforma del ministro pentastellato, tornerà in Aula da lunedì 24 febbraio. La proposta di FI è tornata in commissione su richiesta di rinvio della maggioranza, in attesa che il governo trovi un’intesa sulla questione. “In quella data i nodi verranno al pettine, dovranno assumersi le loro responsabilità”, dice Costa. Italia viva, martedì scorso, ha deciso di non rompere con gli alleati: ha concesso il rinvio del testo e ha siglato una tregua per verificare le possibilità, nel giro di una settimana, di trovare una mediazione. I renziani, che pur di stoppare la legge Bonafede hanno minacciato di votare il testo Costa, hanno messo a punto un emendamento al Milleproroghe che sospende per un anno gli effetti della riforma. L’obiettivo è disinnescarlo prima.

Il compito spetta, ancora una volta, al premier. “Per me è più importante la riforma del processo penale. Quella della prescrizione – dice Giuseppe Conte alla vigilia del vertice di maggioranza – è una norma specifica nell’ambito complessivo di una riforma” con la quale “bisogna accelerare i tempi” del processo. Il partito di Nicola Zingaretti insiste perché si continui a lavorare per portare la riforma del processo penale al più presto in Consiglio dei ministri. In questo ambito si potrebbe affrontare la questione prescrizione. Ripartendo, perché no, dal “lodo” Conte, che distingue la posizione di condannati e assolti, chiarendo i dubbi di incostituzionalità che ha sollevato. “Si trovi un accordo vero e serio, non un altro pastrocchio”, mette in guardia il capogruppo Pd in Senato Andrea Marcucci. Rimane, in assenza di una soluzione, l’opzione parlamentare: far ripartire l’esame delle proposte di legge di Pd e Leu che modificano la legge Bonafede diversamente da Costa che la cancella. Ma sulla strada c’è, prima, l’emendamento renziano ad altissimo rischio.