Pace possibile con l’aiuto di tutti. Conte va a mediare tra i libici. Iniziativa del premier per superare la crisi. Ieri summit col vice di Serraj e col Governo del Qatar

No di Palazzo Chigi a un intervento militare in Libia, sì a una soluzione politica sotto l'egida dell'Onu

“La coesione internazionale è la strada per raggiungere la soluzione politica” in Libia. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte pronuncia queste parole dopo aver incontrato il vicepremier del Qatar, Mohammed Al Thani. In serata ha visto il vice di Sarraj, Ahmed Maitig. Il premier, che ha istituito a Palazzo Chigi la cabina di regia per avocare a sé il dossier libico e sottrarlo alla tentazione di farne oggetto di propaganda politica, non sta escludendo nessuno dalla tela internazionale che sta tessendo per ottenere un immediato cessate il fuoco e per scongiurare un conflitto a Tripoli. E, di conseguenza, una crisi umanitaria che sarebbe “devastante”.

Nelle parole pronunciate ieri ritornano i temi emersi nel corso della sua informativa urgente alla Camera: no a un intervento militare, sì a una soluzione politica sotto l’egida dell’Onu. Non c’è paese o leader internazionale con cui l’Italia non si stia confrontando per riportare la questione a un tavolo negoziale. Checché ne dica l’opposizione, il nostro Paese sta conducendo un’offensiva sul piano diplomatico ad amplissimo raggio, secondo lo spirito di quella che fu la conferenza di Palermo. Un punto questo orgogliosamente rivendicato da Conte a Montecitorio quando ha detto: “Siamo tra i pochi paesi stranieri che hanno una credibilità che ci pone in condizione di interloquire con tutti gli attori libici”.

E non solo. E’ stato rafforzato il dialogo con “i principali stakeholder internazionali”. A partire dagli Stati Uniti. In questi giorni dovrebbe avere una telefonata con il presidente americano Trump. Ma in agenda ci sono contatti con Mosca, l’Arabia Saudita e gli Emirati arabi. Il viaggio del vicepremier e capo politico M5S a Dubai, in questo senso, darà una mano al forcing diplomatico del premier. Un’intraprendenza, quella dell’Italia, che spicca ancora di più se paragonata a una sorta di stato confusionale in cui versa l’Europa che procede in ordine sparso, tra generici inviti alla moderazione alle parti e parole di condanna sull’offensiva militare del generale.

A pesare è l’ambiguità della Francia. Documentata da diversi indizi. C’è più di un sospetto che consiglieri militari francesi siano nell’entourage di Haftar. Ma anche su Parigi il profilo scelto da Palazzo Chigi è orientato – diversamente da quello ostentato dal ministro dell’Interno e capo politico della Lega Matteo Salvini – alla prudenza. Anche se, a questo proposito, alle forze di maggioranza Conte dice “adesso non è il momento di dividerci”.

Seppur consapevole delle ambiguità francesi, il premier preferisce optare per la linea che Parigi in una prima fase “non abbia ostacolato” Haftar e che poi la situazione gli sia sfuggita di mano. Il presidente del Consiglio ha preferito chiedere che fosse la cancelliera Angela Merkel a fare pressing su Macron per farlo uscire dall’ambiguità e spingerlo a togliere ogni sostegno a Haftar. Il lavoro diplomatico dell’Italia continua.